Cari progressisti, la cittadinanza è un diritto inalienabile di prelazione, in qualsiasi Paese

Lo “scandalo” che ha coinvolto Moby e Tirrenia per avere “osato” dichiarare (oltre che andarne fieri) la loro scelta di assumere “solo italiani” è l’apice di una cultura globalizzata che ha fatto suoi i soliti comandamenti: distruzione degli Stati, dei loro diritti, delle garanzie che offrono ai propri membri, dell’importanza assoluta che ha, per qualsiasi territorio al mondo, trattenere i propri cittadini invece che farli scappare a gambe levate senza che nessuno si ponga realmente il problema, al netto di tutte le dichiarazioni al miele che ci propinano tv, opinionisti e media in generale.

Di più, ha prodotto una razza “bastarda” di intellettuali sistemici pronti a tutto pur di andare contro i propri concittadini, dall’alto di redditi elevatissimi al contrario di quelli di conterranei dal censo decisamente più basso. Michela Murgia, ovviamente, è in testa a questa categoria di principini critici con il lavoro degli altri, soprattutto se italiani, e definisce la pubblicità “spudorata e discriminatoria”.

Chi si lascia andare ad accuse di razzismo è fuori da qualsiasi concezione giuridica: per lo meno classica, perché sappiamo bene quale sia l’intento dei padroni del mondo da ormai più di qualche decennio, ossia diminuire la consistenza delle entità statali a quella di una carta velina, distruggere ed eliminare senza pietà i diritti di cittadinanza di qualsiasi Stato, perché sarebbero di ostacolo alla circolazione sfrenata di lavoratori (spesso possibili schiavi) in grado di abbassare i costi della manodopera.

I cittadini di un Paese, qualsiasi Paese esso sia, pagano le tasse e svolgono i doveri civici: possiamo discutere in quanta percentuale essi lo facciano, ma è una considerazione inerente i difetti di una comunità e non un fattore di deterrenza al loro diritto acquisito dalla nascita. In altre parole, non sono problemi che devono riguardare altri se non la comunità stessa.

Tasse, doveri, dunque anche diritti: come il diritto alla casa, alla propria terra, e a tutto ciò che ne deriva. L’italiano in Italia, o chiunque abbia acquisito la cittadinanza al suo pari, mi spiace, ma hanno diritti superiori a chiunque venga da fuori. Esattamente come il francese in Francia, il nigeriano in Nigeria o il giapponese in Giappone.

Cari progressisti, fatevene una ragione: caucasici, neri o gialli che siano, gli autoctoni hanno più diritti degli allogeni. Questi ultimi possono essere graditi ospiti o, in casi molto particolari, divenire nuovi membri della comunità. Ma fino ad allora contano di meno dei cittadini.

Almeno in teoria. Alcune elite mondiali, da qualche decennio, hanno deciso di sconvolgere, rivoluzionare e distruggere questi sacrosanti diritti di nascita dei popoli. Con violenza e ipocrisia. La nostra speranza è che la storia riesca a rivoltarsi contro di loro.

Dunque, viva la Moby, viva la Tirrenia, viva la Carrier che, negli USA, dovette seguire la linea del neopresidente Trump,. Viva tutte le aziende che, in questo mondo, privilegiano i membri della propria comunità piuttosto che giocare al risparmio per generare guerre tra poveri.

Abbasso, con forza, chi desidera inconsciamente lo sfruttamento dei poveri, le guerre tra poveri e quelle tra razze. Sono i peggiori individui, coloro che, in questo momento storico, ostacolano l’esistenza di un mondo, se non perfetto, migliore dell’attuale. Per poi, mi raccomando, avere pure il coraggio di frignare per le alte percentuali di disoccupazione giovanile. Signori miei, siete complici di questa situazione. “Mandanti morali” se si dovessero usare le vostre stesse parole.

(di Stelio Fergola)