“Italia intrisa di razzismo”: come Amnesty International interferisce nei nostri affari interni

Definendo l’Italia “un Paese pregno di razzismo e xenofobia”, Amnesty International dice, in primis, una cosa falsa. Secondo i risultati della ricerca World Value Survey siamo all’8º posto, con un tasso che oscilla tra il 10 e il 14,4%. Una percentuale francamente minima.

Tutt’al più vi è una genuina protesta contro la gestione del fenomeno migratorio. Quando vedi le dure e secolari lotte dei lavoratori minacciate dal dumping salariale il popolo sbotta. Quando non espelli un immigrato che, a Macerata, ha ucciso e squartato una ragazza di 18 anni dopo essere stato arrestato tre volte per spaccio di droga la gente si inalbera. Ma la questione più importante è un’altra. Con tali considerazioni etiche – non richieste – diviene, a tutti gli effetti, uno strumento di ingerenza nei nostri affari interni.

A differenza di quanto accaduto in Jugoslavia, Iran, Libia e Siria non hanno come scopo, ovviamente, la preparazione di un terreno favorevole a sommosse e cambi di regime in una direzione globalista, bensì la promozione, alle imminenti elezioni del 4 marzo, di quei partiti che, dietro una stantia retorica antifascista ed anti-populista, screditano qualsiasi ideale metta in discussione la natura famelica ed imperialista della globalizzazione.

Il perché è molto semplice: una vittoria delle forze progressiste ed europeiste permetterà a tale ONG di continuare a tenere sotto tutela, o, più esattamente, sotto condizionamento, la nostra sovranità nazionale. Il tutto, ovviamente, nell’interesse del Dipartimento di Stato USA, al quale acriticamente e supinamente risponde. Abbiamo sentito parlare di ingerenze russe continuamente, sono partite le controffensive su Facebook, addirittura, ma è dagli “alleati” che dobbiamo salvaguardarci. Un proverbio recita: “tieniti stretti i tuoi amici, ma ancor più i tuoi nemici.” Quantomai veritiero.

(di Davide Pellegrino)