Caro Calenda, non prendiamoci in giro: il caso Embraco è ciò che avete voluto

In campagna elettorale anche le pecore possono fingersi lupi, se non leoni. Emblematico il caso del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda il quale ieri, come riporta Rai News, ha violentemente sbottato dopo il “due di picche” ricevuto da Embraco – Gruppo Whirpool che ha tutta l’intenzione di procedere con i licenziamenti annunciati e di spostare la produzione in Slovacchia. Alla proposta del governo su stop licenziamenti e cassa integrazione, «Embraco ha risposto negativamente, si conferma un atteggiamento di totale irresponsabilità dell’azienda. Le loro motivazioni dimostrano una mancanza di attenzione al valore delle persone e alla responsabilità sociale dell’impresa». Calenda ha poi aggiunto che «adesso non ricevo più questa gent…gentaglia perché onestamente ne ho avuto fin sopra i capelli di loro e dei loro consulenti del lavoro italiani che sono qua».

Nel frattempo, come riferisce Repubblica, Calenda Calenda è volato a Bruxelles per cercare di bloccare il progetto dell’azienda di spostare le linee produttive in Slovacchia. Un faccia a faccia con il ministro Vestager giudicato positivo dal ministro. L’incontro «è andato bene», domani «la commissaria farà una conferenza stampa», ha affermato il Ministro del governo Gentiloni.

Nell’attesa di vedere come andrà a finire questa vicenda e di capire quale sarà la sorte dei lavoratori, occorre sgombrare ogni dubbio da quelle che è una naturale conseguenza delle politiche neoliberiste, europeiste e «progressiste», di cui peraltro il Ministro Calenda è un accanito sostenitore. Il caso Embraco, infatti, è figlio di quella globalizzazione senza limiti e di quella stessa «integrazione europea» che pesa come un macigno sulle nostre imprese e su un’Italia povera di investimenti – al netto degli annunci sfavillanti del governo sulla ripresa. Un’impostazione ideologica priva di qualsiasi elemento di razionalità e che bolla qualsiasi alternativa come «populista».

Il caso Embraco, spiega bene Ilaria Bifarini: «è emblematico del funzionamento dell’attuale sistema neoliberista, di cui l’UE è garante nel Vecchio Continente, come il FMI lo è per il resto del mondo. Un sistema che tutti noi conosciamo – tranne chi ci rappresenta – basato su una concorrenza sfrenata e spregiudicata, che non fa distinzioni tra merci e persone, tra il ciclo dei prodotti e la vita delle persone». L’Unione Europea, osserva l’economista, «ben lontana dagli obiettivi di cooperazione e solidarietà che animavano I suoi fondatori, si riduce a un’entità superiore che esercita un ruolo puramente coercitivo e punitivo nei confronti dei paesi aderenti. E’ il risultato di un processo di unione assolutamente privo di criteri razionali e di opportunità».

Se non si comprende che il caso Embraco è figlio di questa visione è inutile far finta di essere dalla parte dei lavoratori, soprattutto in piena campagna elettorale. Evitiamo di prenderci in giro, caro Ministro. Quello che sta accendo è il prodotto delle vostre politiche e voi ne siete perfettamente consapevoli.

(di Roberto Vivaldelli)