Quando il PD esponeva la bandiera dei terroristi siriani

Sulla vicenda della presunta “bandiera nazista” esposta presso la caserma dei Carabinieri di Firenze non ci scandalizza più di tanto l’ignoranza della signora Roberta Pinotti. Non si tratta, infatti, di una effige risalente al Terzo Reich bensì dello stemma della Marina dell’Impero guglielmino degli Hohenzollern, terminato nel 1918. Della serie: quando l’antifascismo è così forte da impedirti un’attività da asilo nido: riconoscere le forme geometriche. No, ad indignarci è un aneddoto che avvenne nel 2012. Pierluigi Bersani, allora segretario del Partito Democratico, dopo un corteo parlava su un palco della situazione in Siria.

Si udivano critiche a Bashar al-Assad, il tutto con la bandiera dell’Esercito Siriano Libero alle spalle e qualche islamista salafita in qualità di portavoce. Il 27 e 28 marzo 2011, quel vessillo, a Latakia, aveva sparato contro cittadini inermi. 10 persone uccise, tra cui alcuni agenti delle forze di sicurezza. Ad Homs, tra il 10 e il 18 aprile dello stesso anno, aveva massacrato circa 300 militari di rinforzo invitando alla sovversione la popolazione.

Di questo sangue il PD non si scandalizzava, la retorica petalosa sui diritti umani e le considerazioni etiche erano unidirezionali e avrebbero dato legittimità internazionale ad azioni imperialiste quali le “esportazioni di democrazia” il cui fine è solamente quello di mantenere inalterati il dominio e la supremazia messianica statunitense sulle altre Nazioni. Un sogno bagnato per chi, di essere la stampella della NATO, non ha mai provato vergogna alcuna. Neppure provava ribrezzo a fare propaganda ad un’organizzazione terrorista, se proprio vogliamo dirla tutta. Dietro quello straccio mostrato con tanto orgoglio vi sono i Fratelli Musulmani, alleati dei jihadisti salafiti di Jaysh al-Islam e Ahrar al-Sham e riconosciuti come i legittimi interlocutori agli accordi di pace.

A confermare la matrice terroristica non sono chiacchiericci, ma fatti storici certificati e conclamati come l’attentato dinamitardo ad Hafez al-Assad che fece seguire il “massacro di Hama” del 2 febbraio 1982, in cui circa 40.000 militanti furono sterminati per vendetta. Oppure l’incendio della rappresentanza consolare danese, avvenuto a Damasco nel 2005 sia per protesta contro le vignette islamofobe pubblicate sullo Jyllands-Posten che per screditare il governo di Bashar al-Assad agli occhi occidentali. In ogni caso, non è nostra intenzione, in questa sede, difendere l’operato del pubblico ufficiale. Il compito di quest’ultimo è difendere e onorare, in primo luogo, il tricolore italiano. Ma diciamolo apertamente, cari Dem, tale perenne infamia vi rende le ultime persone che si possono permettere di fare moralismi.

(di Simone Nasazzi)