ANPI: antitesi della cultura e della storia

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L’ANPI, curiosa associazione di reduci dell’antifascismo senza reduci (ormai quasi tutti passati a miglior vita), ma anche in assenza di fascismo, vista ormai la necessità di spiegare, come alle scimmie, l’ovvia conclusione della guerra civile finita ormai 73 anni fa, esiste ancora, al 2017.

In questa piccola premessa c’è in realtà tutto: non ci sarebbe bisogno di andare avanti se non per mettere in riga le “prestazioni” (se vogliamo definirle così) di un mondo, quello sedicente partigiano, che altro non fa se non strepitare per offendere la storia italiana o la memoria delle vittime ad esso non consone (casi peggiori), oppure prendersela per questioni ininfluenti (nella migliore delle ipotesi).

Le ultime perle dell’associazione democratica meno democratica del mondo parlano da sole. Quella più clamorosa riguarda certamente Giuseppina Ghersi, tredicenne stuprata dai partigiani a Savona, ma indegna di avere una targa commemorativa. Non dilunghiamoci troppo, di questa storia si è parlato abbastanza più di un mese fa, la figura dei dirigenti del partigianismo italiano si commenta da sola, se si pensa che Enrico Pollero, figlio di partigiani, si era perfino dichiarato “ereticamente” favorevole alla targa per una bambina violentata (che strano!).

E poi gli ultimi capolavori, in sequenza diretta, rapidissima, da veri campioni, sono troppo esaltanti. La prima è dell’altro ieri: no al museo sul Fascismo a Predappio. Che è un po’ come dire no al museo sulla Roma antica, no al museo sul Rinascimento, no al museo sul Risorgimento, no a tutto. Certo, il Rinascimento è un periodo storico di ampio raggio, non afferisce necessariamente alla politica. Ma durante la Roma antica, perdiana, ci sono stati al governo uomini che oggi potremmo identificare come violenti dittatori, perché dunque non eliminare le visite ai fori?

ANPI: antitesi della cultura e della storia

“Predappio ha la sfortuna di ospitare la tomba di Mussolini: non si può togliere e non si può impedire alle persone di andarci. Si possono impedire però gazzarre e provocazioni. Il centro studio sul fascismo? Mi lascia perplesso, credo sia il trionfo dell’ambiguità, non si può farlo mettendo tutto in equilibrio su una bilancia. E questo è il posto dove si celebra Mussolini. Mi auguro non nasca” dice Alessandro Salimbeni, vicepresidente dell’associazione.

ANPI: antitesi della cultura e della storia

Il 28 ottobre qualcuno è andato effettivamente, come ogni anno, a celebrare Mussolini sulla sua tomba. Si dirà,  potrebbe essere interpretato come futile nostalgismo: si risponde, con molta franchezza, che per lo meno non è istituito come associazione “di Stato” pagata dai contribuenti italiani. Sissignori, perché ANPI, insieme a tutte le altre  organizzazioni antifasciste ha beneficiato di finanziamenti pubblici per oltre 4 milioni di euro negli ultimi sei anni, (oltre 400mila nell’ultimo anno) e le cifre sono in crescita.

Per fare cosa, rimane un mistero. A questo punto, prendiamocela anche con una pista ciclabile e con l’intitolazione a uno sportivo. Avete letto bene, uno sportivo. Non un politico, un filosofo, ma uno che faceva gare per guadagnarsi la pagnotta. Nello specifico, ovviamente, di ciclismo. Fiorenzo Magni (nella foto sulla destra, di fianco a Coppi), il “Leone delle Fiandre”, come veniva chiamato, non può essere ricordato.

ANPI: antitesi della cultura e della storia

“Anche se sono trascorsi più di 70 anni, non possiamo dimenticare che ci fu chi scelse coraggiosamente di rischiare la vita per la libertà e chi si nascose vigliaccamente dietro una divisa e un manganello”,  dice la presidente provinciale Angela Riviello. La parte giusta e la parte sbagliata, appunto. Manicheismo dell’ottusità e dell’ignoranza, perché un grande politico, un grande scienziato, un grande filosofo e perché no, anche un grande sportivo, non possono essere stati fascisti. Vietiamo Luigi Pirandello nelle scuole?

Dal sacro al profano, l’ANPI non se ne lascia scappare una. Violenze non commemorabili, sportivi non commemorabili addirittura periodi storici non identificabili in un museo. La memoria selettiva, perché la violenza è sempre unidirezionale. Tutto sulle spalle dei cittadini che la tengono in piedi.

L’ANPI è per l’Italia come la NATO per l’Europa e per il mondo intero: un istituto le cui ragioni storiche, ammesso che abbiano avuto un senso all’epoca, oggi non esistono più, scientificamente e inevitabilmente.

Un tempio dell’ignoranza spacciata per sapienza che altro scopo non possiede se non quello di continuare fungere da sfogatoio di una Repubblica che, invece di pensare alla propria mancanza assoluta di identità politica, preferisce accanirsi su quella di chi non esiste più da ormai oltre 70 anni. Rendendosi, spesso e volentieri, ridicola.

(di Stelio Fergola)

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