Lo Stendardo del Corvo: il vessillo di Odino sui campi di battaglia

Nella mitologia norrena, Odino – il Dio Padre, signore delle rune, della conoscenza e della guerra – è spesso accompagnato da due corvi: Huginn e Muninn. Solitamente rappresentati come corvi imperiali europei, i due uccelli volano per il mondo con l’obiettivo di raccogliere informazioni e notizie per il loro padrone. Huginn e Muninn partono nella loro ricerca all’alba, salvo poi ritornare sulle spalle di Odino al calare della sera. Non a caso il dio è infatti spesso rappresentato con i due grossi uccelli appollaiati sulle proprie spalle. La stessa etimologia del nome dei due corvi è significativa: Huginn in norreno vuol dire pensiero, mentre Muninn è il termine usato per indicare anche la memoria.

Non bisogna stupirsi quindi del fatto che – durante l’età vichinga – il corvo fosse un animale particolarmente rispettato e venerato. Talmente rispettato che la sua sagoma spesso faceva bella mostra di sé su bandiere, scudi e stendardi. Il più famoso di questi era chiamato non a caso Stendardo del Corvo, e ha accompagnato per diversi secoli buona parte degli eserciti scandinavi. Secondo le cronache, questo stendardo aveva la tipica sagoma delle bandiere vichinghe, ovvero di forma triangolare e ornato da una serie di ciglia di stoffa. Su di esso era poi cucita l’immagine stilizzata di un corvo. Attorno al Hrafnsmerki – come è chiamato in lingua norrena – sono sorte negli anni numerose storie e leggende.

Quando nell’865 la Grande Armata Danese investì con ferocia le coste dell’Inghilterra, lo Stendardo del Corvo era sicuramente presente fra le bandiere dei suoi comandanti. Essi erano i figli del leggendario Ragnarr Loðbrók, sbarcati sulle coste inglesi in cerca di saccheggio e di vendetta. Lo Hrafnsmerki doveva probabilmente già essere conosciuto – e temuto – dagli sfortunati sassoni; viene infatti citato nella Cronaca Anglosassone, dove si legge che «venne anche preso lo stendardo da battaglia che chiamavano Corvo». Un altro documento sassone, gli Annali di San Neot, ci spiega anche perchè i danesi dessero così tanta importanza allo Stendardo del Corvo, mettendone in luce gli aspetti religiosi e magici. Si legge infatti che «tre sorelle di Ivar e Ubbe, figlie di Ragnarr Loðbrok, tesserono lo stendardo e lo resero pronto in solo una mezza giornata. Inoltre è detto che se vincono una battaglia nella quale portano questo stendardo, è stato visto, che nel centro dello stendardo, un corvo spiega le sue ali. Ma se vengono sconfitti, il corvo le chiude senza muoversi. E ciò è sempre stato provato vero».

I vichinghi erano dunque convinti che lo Stendardo del Corvo avesse poteri soprannaturali, in grado di predire in anticipo l’esito della battaglia che si stava combattendo. Se il corvo rappresentanto all’interno della bandiera veniva visto muovere le ali, allora sarebbero stati i danesi a vincere lo scontro. Ma se invece le ali erano chiuse, all’esercito vichingo sarebbe toccata l’ineluttabile sconfitta. Nella battaglia di Cynuit dell’878 infatti – che vide i sassoni trionfare sui danesi – la leggenda vuole che lo Stendardo del Corvo avesse chiuso le sue ali, predicendo così il disastro. Lo stesso Ubbe, figlio di Ragnarr Loðbrók, trovò la morte nello scontro.

Un altro Stendardo del Corvo passato alla storia è quello di proprietà di Sigurd il Forte, lo jarl norvegese delle Isole Orcadi. Fu tessuto per lui dalla madre Eithne, che aveva fama di essere una sciamana e una strega. Secondo la leggenda, quando la donna regalò lo stendarlo al figlio lo ammonì dicendogli che «è meglio morire con onore che vivere con disonore. Prendi lo stendardo che ho fatto con tutta la mia conoscenza, e mi aspetto che porterà la vittoria a chi lo seguirà, ma la propria rovina a colui che lo porterà». Le parole di Eithne si rivelarono quantomai profetiche durante la battaglia di Clontarf del 1014, che vide contrapposti i vichinghi di Dublino – per i quali combatteva anche Sigurd il Forte – e l’esercito irlandese del re Brian Boru.

Uno dopo l’altro, i portatori dello Stendardo del Corvo furono tutti trucidati dagli irlandesi. Erano rimasti in vita solamente lo jarl Sigurd e alcuni suoi fedelissimi delle Orcadi. A questo punto Sigurd il Forte offrì il vessillo prima a Asmund il Bianco e poi a Hrafn il Rosso, sue guardie del corpo. Entrambi, temendo una fine simile ai precedenti portatori, si rifiutarono fermamente. Toccò quindi all’amareggiato signore delle Orcadi di portare lo stendardo, non prima però di averlo tolto dall’asta e infilato sotto il mantello. Come predetto dalla madre, Sigurd il Forte fu ucciso anch’egli poco dopo. Ma la profezia di Eithe si era compiuta solamente a metà: tutti i portatori del vessillo erano sì morti, ma nessuna vittoria aveva arriso al campo vichingo. La battaglia di Clontarf fu infatti vinta dagli irlandesi – nonostante la morte del loro condottiero Brian Boru – e buona parte degli scandinavi fu costretta a lasciare l’Irlanda.

Lo Stendardo del Corvo continuò a fare la sua comparsa sui campi di battaglia anche negli anni successivi. Nel 1016 è issato, sempre in Inghilterra, dall’esercito del re di Danimarca Canuto il Grande. Questo Hrafnsmerki è descritto di stoffa bianca e con il corvo cucito di colore nero. Sebbene il sovrano danese fosse battezzato e sicuramente cristiano, anche nel suo caso lo stendardo sembra avere poteri magici e soprannaturali. Nella Gesta Cnutonis Regis – una cronaca del regno di Canuto – si legge infatti che «se i danesi stanno per vincere la battaglia, il corvo appare con il becco spalancato, mentre sbatte le ali e inquieto sulle zampe. Se invece stanno per essere sconfitti, il corvo non si muove e i suoi arti sembrano immobili». Più di cento anni dopo l’invasione dei figli di Ragnarr Loðbrók, la leggenda dello Stendardo del Corvo sembra essere ancora fortemente radicata nei guerrieri danesi.

Inoltre lo Hrafnsmerki è chiaramente rappresentato in diverse monete vichinghe trovate a York e Dublino, nonché nell’araldica di numerose località in passato governate da elite scandinave, come l’Isola di Man. Quando il re di Norvegia Harald Hardrada invade l’Inghilterra nel 1066, lo Stendardo del Corvo è nuovamente presente fra le fila dell’armata vichinga. Anche in questo caso non sembra però portare grande fortuna a chi lo impugna; i norvegesi vengono sconfitti e lo stesso re Harald cade sul campo di battaglia. Tuttavia la testimonianza più singolare e sorprendente dell’utilizzo dello Stendardo del Corvo la possiamo trovare nel celebre Arazzo di Bayeux. Nel famoso ricamo – che celebra la Battaglia di Hastings del 1066 e la successiva conquista normanna dell’Inghilterra – uno dei cavalieri di Guglielmo il Conquistatore è chiaramente rappresentato mentre impugna lo stendardo. Sebbene possa apparire strano che un vessillo vichingo e pagano appaia in mano a un cavaliere cristiano della Normandia, non dobbiamo dimenticarci che gli antenati dei normanni erano proprio colonizzatori e pirati scandinavi sbarcati in Francia settentrionale. E’ come se lo Stendardo del Corvo sia lì a testimoniare che, nonostante tutto, è impossibile cancellare ciò che si è che ciò che si era.

(di Andrea Tabacchini)