“No a un Nazareno bis”. Così i conservatori al convegno “L’Italia s’è Destra”

Con l’avvicinarsi delle elezioni di inizio 2018, Berlusconi e Salvini sembrano aver finalmente sotterrato l’ascia di guerra e trovato un accordo per riunire il Centro-Destra. Ma la tregua durerà anche dopo le elezioni, e ci sarà una proposta programmatica davvero alternativa a quella del PD?

Queste sono le domande che hanno animato il convegno L’Italia s’è Destra?, svoltosi alla Camera dei Deputati l’11 ottobre scorso. Un format interessante perché ha riunito a discutere alcuni think tank rappresentativi delle varie anime della coalizione: il Centro Studi del Pensiero Liberale (creatura promossa da Silvio Berlusconi per rilanciare Forza Italia), il Centro Studi Machiavelli (il pensatoio “populista”, alla cui prima uscita pubblica presenziò Matteo Salvini), il Centro Studi Minas Tirith (gestito da dirigenti di Fratelli d’Italia) e New Direction Italia (la branca italiana del pensatoio thatcheriano, in mano a Fitto e Capezzone), oltre al più trasversale Nazione Futura dell’editore Francesco Giubilei.

Realtà così differenti hanno comunque raggiunto un consenso sulle priorità che dovrebbe perseguire il Centro-Destra: restrizioni all’immigrazione, un regime fiscale favorevole all’impresa e al lavoro, la sburocratizzazione amministrativa e un rilancio morale e culturale dello spirito nazionale.

Malgrado i richiami all’unità, o forse proprio a causa di essi, aleggiava persistente durante la riunione lo spettro di un tradimento post-urne: quello di Forza Italia ipoteticamente pronta a un “Nazareno bis” con Renzi. Sia Federico Iadicicco (Minas Tirith) sia Daniele Scalea (Machiavelli) hanno messo in guardia dal tradire non tanto la coalizione, quanto le promesse fatte agli elettori, ricordando il declino politico di quei personaggi, come Casini, Fini o Alfano, che hanno voluto farsi stampelle del PD.

Francesco Ferri, il più “forzista” dei relatori nonché dirigente di Confindustria, ha arricchito una proposta tipicamente liberale di alcuni suggerimenti meno prevedibili, a partire dalla richiesta di una decisa politica industriale a livello statale fino all’ipotesi di una moneta complementare per affiancare l’euro. Più prevedibile invece l’attacco all’economia incentrata sulla rendita di Iadicicco, o la critica alle conseguenze sociali e culturali dell’immigrazione di massa di Scalea.

I relatori sono stati concordi inoltre nel riconoscere quello attuale come un momento decisivo. Ferri ha parlato dell’urgenza di una svolta, che deve avvenire “ora o mai più”. Scalea ha ammonito che in questi anni si decide “se l’Italia sarà un Paese ricco o povero, una nazione occidentale o qualcosa d’altro”.

In una fase in cui la Destra di tutti i Paesi occidentali tende verso populismo e anti-globalismo, l’area “moderata” e (in caso di vittoria elettorale) gli apparati fungono da neutralizzanti delle sue istanze più contro-corrente – come ben evidenziato dal caso di Trump negli Usa. In Italia, la Lega di Salvini si ispira apertamente al “primo” Trump, e in ciò è incoraggiata anche da pensatoi come il Centro Studi Machiavelli.

(di Gianmarco Croce)