Iran, Trump non certifica l’accordo sul nucleare e si vende ai neocon

Tutto secondo le previsioni. Non certificando l’accordo sul nucleare iraniano, Trump ha avviato il periodo della durata di 60 giorni in cui il Congresso dovrà prendere in considerazione la possibilità di reintrodurre le sanzioni sospese nell’ambio dell’accordo, incluse quelle sanzioni secondarie destinate alle imprese estere e alle banche che fanno affari in Iran.

Era tutto scritto nel memorandum che circolava da settimane. Il documento, intercettato e pubblicato da Foreign Policy e da Gli Occhi della Guerra, viene definito una “versione del ventunesimo secolo dell’embargo su Cuba di John F. Kennedy”. Secondo tale documentazione, il presidente Trump – come è infatti accaduto – avrebbe dovuto dichiarare al Congresso che l’accordo sul nucleare non è più nell’interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Degli ordini impartiti dai “falchi” anti-iraniani che The Donald sta eseguendo alla lettera.

Fortunatamente i paesi europei, oltre a Cina e Russia, hanno troppi interessi nella Repubblica Islamica e investimenti importanti che non si cancellano dal giorno alla notte per dare retta a qualche folle neocon che vorrebbe imporre un “embargo economico totale”. Come spiega Pepe Escobar, infatti, “gli europei e gli asiatici continueranno a investire in Iran. La Cina, l’India, il Giappone e la Corea del Sud continueranno a comprare petrolio e gas iraniani, pagandoli nelle loro rispettive valute o effettuando operazioni di swap”.

Il 31 agosto l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) ha confermato che l’Iran sta rispettando il piano d’azione comune (JCPOA) del 2015 – più comunemente noto come “l’accordo sul nucleare iraniano”. Gli accordi sottoscritti da Stati Uniti, Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Germania (il cosiddetto P5 + 1) e l’Iran – pongono infatti dei vincoli molto stringenti e verificabili, in particolare sulla capacità di Teheran di produrre l’uranio arricchito o il plutonio necessario per la costruzione di una bomba atomica. Per questo motivo, gli esperti sostengono sostanzialmente il JCPOA e hanno sollecitato tutte le parti a perseguire l’attuazione di quanto pattuito due anni fa. Quello di Trump è un azzardo destinato a fallire.

(di Roberto Vivaldelli)