Tutto quello che c’è da sapere sulla legge elettorale

Si avvicina sempre di più la data delle elezioni ma, a pochi mesi dal voto, il Parlamento pare non essersi ancora accordato sulla Legge elettorale da adottare. Gli interessi delle varie forze sono contrapposti perchè, in un sistema tripolare in cui nessuno schieramento appare convincere sufficientemente l’elettorato, il meccanismo scelto sarà fondamentale per determinare se e quale forza governerà.

Non si trova la quadra, appunto, perché la coperta appare troppo corta: chi tira da una parte, chi dall’altra, in un complicato gioco delle parti. Ognuno pensa ai propri interessi, non solo fra diversi schieramenti, ma anche all’interno delle singole forze. In gioco ci sono essenzialmente due sistemi:il rosatellum e il consultellum, vale a dire la legge elettorale partorita dalla Consulta. Un terzo, messo almeno per ora da parte, è il sistema tedesco all’italiana, che vale comunque la pena menzionare perché, in questa folle lite condominiale, la parola data oggi sembra perdere di valore domani.

Il sistema” tedesco” prevede l’utilizzo del meccanismo proporzionale, con una soglia di sbarramento al 5%. Ha la caratteristica di adattarsi bene a un sistema tripolare, perché in grado di rappresentare abbastanza fedelmente la volontà dell’elettorato. All’indomani del voto, si aprirebbero quindi due possibilità: o una delle forze in campo raggiunge la maggioranza necessaria per governare,o al contrario, sarebbe necessaria una grande coalizione, con la differenza però, rispetto ai governi che abbiamo visto succedersi negli ultimi anni, che sarebbe un governo politico e fortemente rappresentativo.

La soglia di sbarramento alta, inoltre, permetterebbe di ridurre il numero di partiti presenti in Parlamento e aiuterebbe ad arginare i fenomeni di trasformismo a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Ancora, i picoli partiti come quello di Alfano non avrebbero potere di ricatto pre elettorale: con il proporzionale, ogni partito corre da solo e le coalizioni si stabiliscono post-voto, quindi su risultati reali.

Non a caso questo sistema, o comunque un proporzionale corretto, è quello che ha caratterizzato la Prima Repubblica, apprezzato moltissimo da Bettino Craxi, fra gli altri. Cui prodest? Sicuramente, è un sistema che avvanteggerebbe il centrodestra, dato nei sondaggi al 32%: da un lato, una ben fatta campagna elettorale potrebbe far arrivare la coalizione a governare, dall’altro, in caso contrario, sarebbe comunque la prima forza in Parlamento e avrebbe alto potere di trattativa nello stabilire l’agenda di governo di ipotetiche larghe intese.

D’altro canto, permettendo a ogni partito di presentarsi da solo, eliminerebbe l’annosa questione della leadership, che sarebbe stabilita in seguito al voto, su dati reali e non su stime di sondaggi. E ancora, presentandosi ogni singolo partito da solo, potrebbe convincere i moderati che vedono di cattivo occhio Salvini, a votare forza Italia e viceversa, i simpatizzanti del carroccio antiberlusconiani a votare Lega.

Sugli altri fronti, non danneggerebbe il Pd di Renzi, ma sicuramente, non aiuterebbe i 5 stelle, che non prestandosi ad alleanze, si troverebbero relegati all’angolo. Eppure, è il sistema che dovrebbe essere a loro più congeniale, perché appunto estremamente rappresentativo e molto vicino all’idea di democrazia diretta che propagano. E infatti, proprio a causa dei grillini, lo scorso giugno la legge è stata bocciata dal Parlamento.Il Pd ha recentemente accantonato poi l’ipotesi di riproporre il tedesco per bocca del suo segretario. L’aut aut, riportato dal suo segretario a Forza Italia è stato: “o rosatellum o si va col consultellum. Sul tedesco, non abbiamo i numeri.”

Già, il rosatellum, la proposta che sembra andare per la maggiore, è infatti fortemente voluta da Renzi e da Salvini, che si sono incontrati in segreto e accordati sulla legge, presenta però non poche perplessità. Una legge estremamente complicata, che prevede che il 63% di deputati e senatori sia eletto in collegi plurinominali su base proporzionale, mentre il restante 37% , in collegi uninominali su base maggioritaria. La soglia di sbarramento è molto bassa: al 3% per la singola lista, al 10% per la coalizione.

Questo sistema, sulla carta avvantaggerebbe il centrodestra, ma visto il grado di litigiosità, andrebbe sicuramente a sfavorirlo, mentre avvantaggerebbe la Lega e il Pd. Nei collegi maggioritari, infatti, Lega e Forza Italia, si dovrebbero accordare sui candidati e correre insieme, al contrario, nei collegi proporzionali, sarebbero in competizione fra loro. Essendo Salvini consapevole di non avere i numeri per governare da solo, quello a cui punta e che riuscirebbe più facilmente ad ottenere con questa legge è un’affermazione della leadership sul centrodestra. Questo creerebbe una spaccatura nella coalizione e in questo senso il Pd ne sarebbe avvantaggiato, perché si troverebbe davanti un centrodestra spaccato e una Forza Italia indebolita, con cui poter stringere un accordo in una posizione di forte predominio. E infatti, le confidenze di Renzi ai suoi riportate da Panorama,nella rubrica Keiser Soze, vanno proprio in questo senso: “se vince il centrodestra, bene, governerà. Altrimenti, rimettiamo Gentiloni”.

L’ultima ipotesi invece, è quella di mantenere l’attuale legge elettorale, denominata Consultellum, perché scritta dai giudici della Corte Costituzionale.
Il sistema adottato è il proporzionale, con listini bloccati alla Camera e preferenze al Senato. La soglia di sbarramento prevista al Senato è del 3% per le liste e dell’8% per le coalizioni, sempre che superino il 20%. Alla Camera, la soglia per le liste è al 3% ed è previsto un premio di maggioranza al 40%.

Valgono più o meno le considerazioni fatte per il sistema tedesco in merito alla rappresentatività garantita dal proporzionale, con due principali differenze: da un lato, la bassa soglia di sbarramento dà ai piccoli partiti potere di ricatto, dall’altro il premio di maggioranza potrebbe garantire la governabilità. Essendo il premio previsto per la lista, in quest’ipotesi di legge elettorale il centrodestra sarebbe costretto a presentarsi con un listone unico e-considerati i sondaggi che lo danno al 32%- con una campagna elettorale convincente potrebbe raggiungere il famigerato premio di maggioranza. L’ipotesi fa tremare ovviamente il Pd, ma non piace nemmeno a Salvini, perché il listone unico non consentirebbe di contarsi adeguatamente e quindi di imporre la propria leadership.

Questo quadro generale, mostra comunque che, qualunque legge elettorale sarà adottata, difficilmente ci sarà una coalizione che avrà effettivamente i numeri per governare, ma che effettivamente il centrodestra unito ha- per lo meno sulla base dei sondaggi- alte chance di vittoria. All’indomani delvoto, se nessuno dovesse avere i numeri per governare, le consultazioni potrebbero vedere o la nascita di larghe intese, o una nuova imposizione di governo “istituzionale” oppure, potrebbero essere indette nuove elezioni, così come successo per l’ultima tornata elettorale in Spagna. Sicuramente, i sondaggi mostrano che nessuna delle proposte politiche convince davvero e, se non saranno i partiti a riavvicinarsi all’elettorato, non sarà certo una legge elettorale e garantire la governabilità.

(di Benedetta Frucci)