“Russia e Cina imperialisti”: il trotzkismo di Marco Rizzo

Marco Rizzo, come un liberal-trotzkista qualsiasi da quattro soldi, ha sostenuto che Cina e Russia si accodino all’imperialismo neocon di Donald Trump beceramente espresso all’ONU. Tralasciando questo improvviso eurocomunismo becero ed infantile, che finisce inevitabilmente per fare il gioco del sistema liberal-capitalista, il politico sembra mostrare una assoluta non conoscenza delle dinamiche internazionali. 

Nella Federazione Russa c’è stato un netto cambiamento ideologico dopo il crollo dell’URSS e la fine del dualismo Mosca – Washington. Le linee guida in politica estera sono incentrate sulla praticità, sulla strategia diplomatica a fronte dell’azione militare aprioristica, sulla concretezza e sul diritto di ogni Paese a scegliere la via allo sviluppo più confacente. Stessa medesima strategia la sta adottando la Cina, se si analizza la questione nordcoreana.

Xi Jinping, nonostante le sanzioni, è tra i primi a difendere il diritto di Pyongyang a sviluppare armi atomiche in funzione di esclusiva deterrenza, perché conscio del trauma collettivo da lei subito durante la Guerra di Corea, dove McArthur era desideroso di replicare Hiroshima e Nagasaki.

L’imperialismo, in questi 26 anni, è stato solo ed esclusivamente occidentale, con l’espansione aggressiva della NATO verso est iniziata con la balcanizzazione della Jugoslavia e proseguita con Euromaidan in Ucraina. Il desiderio di una Mosca vinta e sottomessa, come ai tempi del burattino, Boris Eltsin, nei primi anni ’90. Pechino e tutta l’Asia contenuti da una catena di circoscrizione.

La Siria balcanizzata, lo step finale per l’appropriamento energetico e militare di tutto il Medio Oriente dopo le campagne terroristico-predatorie in Afghanistan ed Iraq. L’America Latina domata, tramite il boicottaggio del chavismo rivoluzionario in Venezuela, e restituita alla condizione di “cortile di casa” espressa nella dottrina Monroe.

Piani egemonici riusciti solo in parte, grazie al peso internazionale di uomini come Vladimir Putin, sprezzantemente definiti imperialisti. Un vero comunista, specialmente nel centesimo anniversario dalla Rivoluzione d’Ottobre, non può avere altre priorità che la stabilizzazione, estensione e il rafforzamento del mondo multipolare in sostituzione al criminale unipolarismo occidentale che auspicavano i venditori di fumo nel 1989. Marco Rizzo, evidentemente, non è tra questi.

(di Davide Pellegrino)