Psicosi da fascismo e complessi di inferiorità
Pretendere di cancellare tout-court l’eredità del fascismo, oltre ad essere un comportamento simile a quello avuto dal rattume dell’ISIS nei confronti di Palmira e la città assira di Nimrud, in Iraq, è l’ulteriore sintomo di quel ventennale e profondo complesso di inferiorità nei suoi riguardi.
È l’ennesima prova che la terza parentesi dell‘Italia repubblicana, eccetto il boom economico degli anni ’50/’60 favorito dal Piano Marshall, perde praticamente su tutti i fronti: culturale, artistico, architettonico, intellettuale.
Basti pensare che, ogni tanto, c’è l’hobby di smentire alcuni risultati storici del regime; su Wikipedia cercano in ogni modo, da anni, di denigrare il grande lavoro del “prefetto di ferro”, Cesare Mori, nello sradicamento di Cosa Nostra in Sicilia.
I vari Paolo Mieli, Denis Mack Smith e Mimmo Franzinelli, in tv o nei loro libri, fanno a gara ad individuare esempi di corruzione che hanno visto coinvolto il PNF, citando, alla fin della fiera, sempre lo stesso; uno, del tutto isolato, avvenuto durante la guerra e per di più senza l’azione diretta di Benito Mussolini ma attraverso alcuni sotto-ministri a livello locale.
Se il Ventennio, in questo Paese, desta fascino, è un tabù ed un argomento sempre attuale è proprio a causa dell’educazione imposta dall’antifascismo agli italiani da 72 anni a questa parte; indifferenza e odio nei confronti di qualsiasi sentimento patriottico e nazionale, distruzione, damnatio memorae e vilipendio spesso gratuiti.
Che si abbatta pure la scritta DVX sull’Obelisco del Foro Italico, avremo finalmente l’occasione di vedere la grandissima stupidità degna di chi è prossimo all’oblio, causa il non aver lasciato nulla del suo operato politico. Caro Emanuele Fiano, di Giuseppe Terragni e Marcello Piacentini si ricorderanno ancora per molti anni, di te nessuno. È la sorte dei piccoli uomini.
(di Davide Pellegrino)