Io, di famiglia mista, vi spiego perché il multiculturalismo è sbagliato

Sono abituato a guardare in faccia la realtà e a vedere le cose come stanno. Tralasciando la mia condizione famigliare bietnica, ho moglie nera e figli definiti “mulatti”, e in famiglia abbiamo contatti quotidiani e di amicizia con persone di diverse etnie.

I miei bimbi giocano con coetanei bengalesi, marocchini, nigeriani, senegalesi, dominicani, cubani e altro: tutte famiglie perfettamente integrate, perfettamente a conoscenza della lingua italiana, che capiscono e parlano alcune parole del nostro duro dialetto dei monti e del lago.

E’ un piacere vederle camminare tra i paesini e ricevere qualche carezza e complimento in dialetto dai vecchi del borgo. La nostra gente di montagna non è, come definita certi spocchiosi semicolti, razzista e xenofoba; chi ha nei secoli con fatica conquistato i terreni montuosi sviluppa un meccanismo di gelosia per la propria terra, ma quando si apre lo fa con assoluta trasparenza.

Mai avuto un problema di carattere discriminatorio o di insofferenza, anzi: come fai a parlare male di un paese con la storia, la cucina e i paesaggi come l’Italia?Cosa c’è di più bello nel vedere gente proveniente da culture lontane amare cibi come la polenta e i formaggi alpini? L’integrazione passa anche dalle piccole assimilazioni, soprattutto in un paese così ricco culturalmente come il Bel Paese, perlopiù quando hai la fortuna di vivere con il lago di Como di fronte e le Alpi dietro.

Questa condizione però non è possibile quando accumuli migliaia di persone giunte con l’illusione di una vita facile, imbarcati da mafiosi delinquenti senza scrupoli e indottrinati da mediatori culturali e operatori che vedono in loro solo un motivo di lucro. Questa è la grande e sostanziale differenza. La società multietnica e non multiculturale può realizzarsi solo entro certi numeri, dove l’immigrazione è una scelta e non una forzatura, dimostrando a livello mondiale che c’è una volontà di risolvere i problemi nelle zone più depresse del mondo.

Non si può prescindere dall’assoluta necessità di mantenere una cultura di riferimento, che deve essere assimilata e presa come riferimento da chiunque decida di vivere in Italia. Lo spostamento forzato di masse dalle molteplici cause, che passano dalla delinquenza, dalle guerre locali, dalla corruzione e dallo sfruttamento dei governanti locali non può essere visto come una risorsa, perché dietro c’è sempre lo sfruttamento dell’uomo nella sua essenza fisica e spirituale.

Avete portato l’Italia, un paese abituato ad aprirsi con calma ma in maniera sincera, a mostrare il suo lato più insofferente e cattivo. Mi piange il cuore aver sviluppato un meccanismo naturale di autodifesa, di insofferenza e riluttanza alla grave situazione attuale. La natura è matrigna, come diceva Leopardi, e prima o poi le ipocrisie le porta a galla. Tempo al tempo.

(Di Simone Nasazzi)