Macron, Gentiloni, confini e ONG: quando l’establishment ha paura

In Francia Macron si scopre nazionalista, perché la cultura tradizionale transalpina, nonostante le spinte mondialiste, lo è. Lo provano il controllo dei confini, il secco “no” alla ripartizione dei migranti alla quale ormai crede solo la tristissima Italia del non governo, il perseguimento degli interessi francesi in Libia a nostro maleficio. La Le Pen, per chi non se ne fosse accorto, è fuori dalle prossime competizioni.

In Italia, dove la cultura tradizionale è anti-patriottica ma la soglia di sopportazione del dolore della gente è comunque ineliminabile, il governo dell’ “è un processo inarrestabile che manco con Mago Merlino” dà qualche regola alle ONG e gli sbarchi, come per magia, diminuiscono. Minniti, da qualche mese, ha istituito i fascistissimi centri per il rimpatrio: finora inutilizzati, ma questo è un altro discorso.

Il nocciolo della questione sta in questa semplice riflessione: la politica di sistema, quella globalista e mondialista, quando è con l’acqua alla gola, arretra sempre sulle questioni che fino al giorno prima definiva “fasciste”. L’obiettivo è la sopravvivenza.

E l’elastico, quando è necessario, si allunga. Si riaccorcerà senza tanti complimenti quando le acque si saranno calmate. Statene certi. In Italia come nel resto d’Europa.

(di Stelio Fergola)