La sinistra francese, stampella della NATO

Salvo rarissime eccezioni, la politica della gauche francese per quanto riguarda la questione siriana è improntata alla rigida negazione della realtà. È dal 2011 che la sinistra divora voracemente le più inique e deliranti assurdità. Innanzitutto, essa ha commesso in mala fede l’imperdonabile sbaglio di conferire credibilità e fornire una piattaforma a fonti altamente sospette quali l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, dando credito a cifre non verificabili e ad affermazioni formulate senza la benché minima evidenza concreta. Si è mollemente adagiata, dando prova di una studiata ingenuità degna di un’attrice teatrale, sul copione scialbo e consunto del “macellaio – di – Damasco – che -massacra – il – suo – stesso – popolo”. Si è avidamente bevuta la pagliacciata immonda dell’attacco chimico come se si fosse trattato di ingurgitare una volgare fiala esibita alle Nazioni Unite dal signor Powell. Infine, si è prestata all’ipocrisia di una propaganda umanitaria orchestrata senza vergogna alcuna al fine di mistificare e annullare le distinzioni tra chi si batte in nome della ragione e chi assassina a sangue freddo le proprie vittime.

Tale inconcepibile cecità è anzitutto spiegabile attraverso la distorta concezione della morale maturata tra le fila della gauche. Una visione del mondo semplicistica e manichea ne ha anestetizzato lo spirito critico, allontanandola dalla realtà dei fatti. Attraverso la divisione forzata e artificiale in buoni (ribelli) e cattivi (Assad), la sinistra si è ineluttabilmente preclusa la capacità di comprendere un processo che si articola secondo dinamiche scaturite non da un ipotetico iperuranio di platonica memoria, bensì sviluppatesi secondo l’evoluzione ben definite situazioni storiche. Nel momento in cui tali situazioni storiche vengono definite in base alle categorie del bene e del male, qualunque approccio razionale viene congedato senza troppi convenevoli. “Né ridere né piangere, ma comprendere”, diceva giustamente Spinoza. Avere delle preferenze non è proibito, ma nel momento in cui le inclinazioni personali obnubilano il discernimento critico le opinioni non razionalmente esaminate e giustificate divengono inibizioni mentali. Questa cecità è dovuta in secondo luogo a un’abissale ignoranza politica. La sinistra francese ha liquidato con inesprimibile ottusità l’analisi dei reali rapporti di forza in Siria. Al contrario, la gauche ha ricostruito i fatti contro ogni logica e con lo scopo esclusivo di dare corpo al fantasma di una fantomatica rivoluzione araba universale costituitasi in al “regime di Damasco”, cancellando la specificità geopolitica della situazione siriana. I cosiddetti intellettuali che si compiacciono della propria cultura hanno convenientemente dimenticato di applicare la formula utilizzata da Lenin per definire il marxismo: “l’analisi concreta di una situazione”. Coloro i quali si autodefiniscono “di sinistra” non solo non si sono prestati a questo sano esercizio di umiltà di fronte alla realtà, ma hanno preteso di rimodellarla a loro piacimento. Con tutti i crismi di rito di una stucchevole retorica, la gauche ha farneticato senza sosta di un’ondata rivoluzionaria che avrebbe trionfalmente travolto ogni cosa al proprio passaggio. Priva di qualsivoglia forma di autentico sostegno popolare all’interno del paese, la gloriosa “rivoluzione siriana” non si è materializzata se non nell’immaginario contorto della sinistra imperialista. Null’altro che una farsa grondante sangue degenerata in una controrivoluzione portata avanti da un branco di desperados accorsi da ogni dove. La natura ha orrore del vuoto, e l’invasione della culla della civiltà da parte di un’orda di mercenari decerebrati si è trasformata, nelle menti dei gauchistes, in rivoluzione proletaria. L’NPA (Nouveau Parti Anticapitaliste) è rimasto insensibile all’enormità di tale mistificazione. I paladini della sinistra si sono categoricamente rifiutati di guardare la realtà negli occhi e riconoscere come le manifestazioni più imponenti del 2011 fossero in realtà in appoggio del presidente Assad. I gauchistes hanno rovesciato e negato la posizione del Partito Comunista Siriano che, pur avendo articolato critiche nei confronti dell’amministrazione in carica, si è incondizionatamente schierato al fianco del governo per difendere il paese dalle aggressioni esterne. Travalicando i confini dell’assurdo nell’operazione sistematica di negazione della realtà, l’NPA continua a schierarsi in favore della “rivoluzione siriana”. Ma il segretario generale del Partito Comunista Siriano, Ammar Bagdash, aveva già espresso la propria posizione con grande lucidità nel settembre del 2013: “In Siria, a differenza che in Iraq o in Libia, vi è sempre stata una forte alleanza nazionale. I comunisti lavorano senza interruzione con il governo fin dal 1966. La Siria non avrebbe potuto resistere se non avesse potuto contare che sull’ esercito. La Siria ha resistito perché ha potuto contare su una fortissima base popolare. Inoltre, il paese ha potuto contare sull’alleanza con l’Iran, la Cina e la Russia. E se la Siria resta in piedi, cominceranno a cadere dei troni, perché a quel punto sarà chiaro che esiste un’altra via”. Dispiace per il signor Julien Salingue e per i suoi piccoli “compagni”, ma se si deve analizzare la questione siriana, allora l’opinione di un comunista siriano che contribuisce alla difesa della sua patria varrà sempre più di quella di un gauchiste francese che si abbandona a fantasticherie sulla rivoluzione mentre sorseggia un calice di champagne. Incapace di confrontarsi con la realtà dei fatti, la sinistra francese è vittima del gioco di ombre che essa stessa ha contribuito a creare. Sorda alla voce dei veri marxisti, la gauche ha giocato alla rivoluzione per procura senza rendersi conto delle proporzioni del suo tradimento. Del resto, è difficile ammettere di aver avuto torto dal principio. Ascoltiamo ancora Ammar Bagdash: “Tutto è cominciato con delle manifestazioni popolari nelle zone rurali di Daraa e di Idleb. Ma la risposta nelle città si è immediatamente fatta sentire, con grandi manifestazioni popolari di sostegno ad Assad. All’inizio, la polizia non rispondeva alle provocazioni, sono stati alcuni elementi tra i manifestanti a cominciare con le azioni violente. Nei primi sette mesi del conflitto, vi sono state perdite molto più numerose nell’esercito e nella polizia che non tra le fila dei ribelli. Quando il metodo delle manifestazioni ha cominciato a diventare inefficace, i ribelli sono passati al terrorismo attraverso omicidi di personalità in vista (dirigenti, alti funzionari, giornalisti), attentati e sabotaggio di infrastrutture civili. Il governo ha reagito adottando alcune riforme, come quelle concernenti il multipartitismo e la libertà di stampa, riforme che noi abbiamo sostenuto e che le forze reazionarie hanno rifiutato”. Questa insurrezione armata condotta da gruppi estremisti è stata analizzata alla perfezione dai comunisti siriani, ma ignorata con grande disinvoltura dalla sinistra francese. La gauche si è voltata dall’altra parte, degradando la realtà dei fatti a mera propaganda baathista. Venendosi poi a trovare in una situazione quantomeno imbarazzante. Il fatto che i gentili rivoluzionari del 2011 si fossero rivelati per ciò che erano, ovvero dei boia sanguinari, contraddiceva radicalmente la narrazione dominante. Per il bene della causa, era quindi necessario preservare il mito di un’opposizione “democratica e non violenta”. Ogni avvenimento è stato purgato di quanto avrebbe potuto alterarne la purezza originaria. La furia omicida degli invasati wahhabiti è stata edulcorata edulcorata attraverso un diluvio ininterrotto di propaganda. Il vero volto terrorista e fanatico della finta rivoluzione è stato cancellato accuratamente dagli schermi. Nel frattempo, i sepolcri imbiancati della nostra gauche hanno convenientemente distolto lo sguardo dai fiumi di petrodollari di provenienza saudita che attizzavano i fuochi dell’insurrezione mercenaria. Peggio ancora, ha chiuso gli occhi con ostinazione sulla perversità delle potenze occidentali che hanno orchestrato il conflitto attraverso la militarizzazione dell’opposizione, mentre una stampa di regime saldamente al guinzaglio del padrone salmodiava con delizia dell’imminente caduta del “regime siriano”. Senza alcuna vergogna, questa sinistra che si definisce progressista si è trasformata nell’utile idiota di un occidente la cui essenza più intima è un imperialismo rapace. Gli illuminati intellettuali di sinistra hanno basato la loro lettura parziale del conflitto sull’agenda atlantista del “cambio di regime”, dettata dai neocon da oltre un decennio. Come la stessa Hillary Clinton ha dichiarato, Washington voleva rovesciare Assad per sostenere Israele nel suo scontro con l’Iran. Ma tutto ciò non sembra minimamente turbare l’NPA, che pure si dichara filopalestinese.

La storia non regala mai nulla. Non verrà dimenticato che la sinistra francese ha fatto da stampella alla NATO nell’impresa criminale che è il tentato smembramento di uno stato sovrano mistificato dietro al pretesto ipocrita dei diritti dell’uomo. È chiaro che questa parodia di sinistra non assolve la destra dalle proprie enormi responsabilità, altrettanto perverse e criminali sotto il governo di Nicolas Sarkozy. Ma il meno che si possa dire è che la questione siriana è la rappresentazione emblematica del fallimento rovinoso della sinistra.

(Da Arrêt sur Info – traduzione di Maria Teresa Marino)