Chi utilizza il fenomeno immigrazione: da destra a sinistra, dall’economia alla politica

Secondo i dati di Help Refugees, una sigla che riunisce 70 ONG, le donazioni per le operazioni con i migranti hanno subito un crollo vertiginoso. Da 20.000 sterline alla settimana si è passati a poche migliaia al mese. A detta di Annie Gavrilescu, la portavoce, sembra che ci sia stato un “logoramento della compassione” e nemmeno le immagini del cadavere del piccolo Aylan sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, hanno generato il giusto grado di “buoni” sentimenti. Vediamo, già, come queste parole risultano dissonanti.

Abbiamo, infatti, l’astrazione “migranti” – nella neo-lingua si usa al posto di immigrato – oppure “logoramento della compassione”, sentimento visto come “risorsa economica” in esaurimento. Ma anche la palese speculazione sulle immagini di un bambino morto, è uguale a quando le grandi agenzie commerciali affiggono manifesti di vendita.

Filantropia, compassione e aiuto dell’altro: numerose sono le attività di carità – sorella del disprezzo di pasoliniana memoria – che fanno economia, consolidando lobby come ONG, terzo settore, sindacati e partiti. Inoltre, tutto ciò gonfiando l’ego di individui che nel privato sono l’opposto di ciò che danno a vedere oppure, quantomeno, non sono in grado neanche di gestire la propria vita – figuriamoci quella altrui appunto.

L’immigrazione è, a quanto pare, una miniera e le “corporazioni” che usufruiscono di tale fonte sono articolabili in un gioco a “tenaglia”. Un meccanismo simile a quello che nella storia ha soggiogato tutte le esperienze di terze vie politiche, tentativi vari di chiudere la strada al capitale egoistico e ai sobillatori del popolo affamato.

Per comodità gli utilizzatori delle “risorse” boldriniane potrebbero essere suddivisi in uno schema destra/sinistra. A destra possiamo inserire: multinazionali, capitale finanziario apolide, indirizzi occulti – e neanche tanto – della storia (Piano Kalergi) e più in generale tutto il movimento mondialista (compreso il nuovo corso del Vaticano).

Nella categoria di sinistra, possiamo inserire l’altra faccia della medaglia: ONG, cooperative e terzo settore, sindacati e associazionismi vari. Lo schema si completa però delle forze politiche di un certo tipo, che intercettano il sacrosanto malcontento dei popoli ma lo gettano per volontà o incapacità verso la demagogia xenofoba (destra) e sociale (sinistra).

I popoli sono gli unici e i veri tiranneggiati del quadro che ora analizzeremo forza per forza, ribadendo che non ci sono principali responsabili della vicenda. Abbiamo, infatti, alcune forze che dominano – per propensione specifica – in alcune sfere della questione, ma che in ciò sono esattamente speculari alle altre. Ad esempio, se le multinazionali decidono di depredare una zona del mondo ricca di risorse naturali come l’Africa, esse dominano in quell’aspetto. Tuttavia, la loro azione è complementare ai nuovi negrieri e speculatori sociali vari, che riutilizzano le risorse per altri scopi e che dominano in quest’altra sfera.

Abbiamo citato l’opera delle multinazionali, devastante nella sua essenza. Esse, infatti, per definizione non comprendono il concetto di autodeterminazione nazionale, di sviluppo comunitario, di organicità statale e di internazionalismo (etimologicamente tra le nazioni). La multinazionale scavalca il concetto nazione – come espressione delle peculiarità spazio-temporali (geopolitiche) di un popolo.

Essa è come un contenitore calato dall’alto, totalitario, che giunge negli aspetti più minuziosi della vita degli individui. Quindi, le multinazionali “impongono” stili di vita e consumi non propri alle zone geopolitiche in questione, destabilizzando l’intero tessuto identitario collettivo e provocando sradicamento e immigrazione conseguente. Nel loro legame con i maggiori stati e agglomerati imperialisti (USA, Israele, Francia, Germania, NATO) esse bombardano e saccheggiano; detronizzano presunti “tiranni”; inducono o promuovono determinati movimenti popolari, o sedicenti tali, a sovvertire l’ordine politico naturale in nome di “diritti” e “democrazia” (primavere arabe).

Per esigenze di sfruttamento della manodopera, le multinazionali vogliono l’immissione in Europa di nuova forza lavoro da Africa, Asia e Paesi Arabi. Inevitabile, a riguardo, sarà l’abbassamento medio e progressivo del costo del lavoro in virtù della continua contraddizione lavoratori autoctoni/immigrati. Le multinazionali vogliono un individuo sradicato, senza legami con famiglia e patria di origine – vedere tutta la questione Gender su attacco a sessualità naturale e figura del padre.

Gli interessi del capitale borsistico-finanziario – apolide per antonomasia in quanto sganciato dal capitale produttivo nazionale – sono anche quelli connaturati ai consumi. Già col neocolonialismo, furono imposti stili di vita e consumi a popoli che ne avevano altri e vivevano di auto-sussistenza. Ora, invece, quegli stessi consumi e stili di vita sono diffusi – in una modalità ancor più massificante – a tutti, sia europei che immigrati.

Altri livelli del discorso si presentano, poi, nelle pieghe del Piano Kalergi col fine di creare un individuo manipolabile, oltre che sul piano economico, anche dal punto di vista genetico-spirituale. Questo nuovo individuo, infatti, sarà facilmente dominabile dai gruppi che conservano gelosamente il loro patrimonio sanguigno (Sionismo internazionale). Nel complesso movimento storico del mondialismo possiamo inserire anche il ruolo del Vaticano, che promuove la retorica umanitaria dell’accoglienza e chiede a viva voce la fine delle frontiere – battaglia cardine del mondialismo. E’ proprio Martin Heidegger, nella distinzione tra mondo e terra, a parlare circa l’attacco alla categoria di confine, come l’arma principale del mondialismo.

Dall’altro lato, invece, abbiamo forze che per altri scopi fanno leva sulla questione dell’immigrazione. Tra queste ci sono le ONG – le quali tra l’altro sono a tutti gli effetti multinazionali umanitarie – ma che inseriamo in questo schieramento in quanto fanno leva sulla sinistra dei “diritti” e della “pappa del cuore” hegeliana. In merito, gli affari d’oro di queste sono conosciuti e, oramai, la critica sta iniziando a dare anche risultati. La questione dei finanziamenti sempre minori, come detto all’inizio dell’articolo, è testimonianza che l’opera di diffusione delle informazioni è andata a buon fine. Se come nel caso citato del piccolo Aylan, si riesce anche a superare i buoni sentimenti “indotti”, ciò vuol dire che si è presi abbastanza coscienza della cosa.

Quest’ultimo passo potrebbe avvenire anche in Italia, ma qui data la permeabilità al senso di colpa – per motivi che hanno a che fare col cattolicesimo – la cosa risulta più difficile. Dalle ONG l’affare passa alle cooperative sociali e più in generale alle molteplici attività del terzo settore, che fanno “impresa” ovvero “business” solidaristico. Tagliare via l’immigrazione sarebbe come eliminare un pasto dei più prelibati a questa fetta di mercato. Interessante è anche il gioco che pongono in atto i sindacati, i quali in un abbraccio moratale con le multinazionali, agiranno dalla parte della forza lavoro per sfruttare gli immigrati ai fini di nuovi tesseramenti.

Ormai, è sempre più calante la massa di lavoratori italiani che si iscrivono a sindacati storici come la CGIL. Quindi – così come le multinazionali, dalla parte del capitale però – anche i sindacati potranno usufruire dell’immigrazione. Ovviamente in legame a questi, è da tenere in conto anche la nuova massa elettorale manovrabile dal Partito Democratico – come del resto è già avvenuto per le primarie.

Anche, sul fronte della politica c’è da stendere una riflessione a riguardo il ruolo della demagogia. Se la paura dell’estraneo (xenofobia) è un fatto naturale in epoca di grandi stravolgimenti economici ed epocali, il cedere ai bassi istinti è, invece, sempre un pericolo effettivo e non dovuto al “buonismo” come si può pensare. Con determinati tipi di forze disgregatrici, che provengono dal “basso” non si patteggia, in quanto si rischia di venirne travolti – dottrina evoliana dello Stato. Stesso discorso, ovviamente, vale per la demagogia a carattere sociale, forse ancora più odiosa.

Essa, infatti, nega la questione “principale” dell’immigrazione come deportazione controllata di manovalanza a basso costo e adduce questo problema all’opera teorica di razzisti e complottisti. Infine è innegabile come, attualmente, i partiti socialdemocratici e democratici costituiscano la migliore maschera per le politiche imperialiste e mondialiste. Questo dato è una costatazione traslabile anche nel mondo meramente economico dove, a detta stesso della famiglia Agnelli, in Italia per fare delle politiche di destra ci vuole un governo di sinistra.

(di Roberto Siconolfi)