Migranti, il governo vuole “chiudere i porti”: sarà vero?

Nonostante una pressione culturale e politica fuori logica per far sbarcare centinaia di migliaia di migranti ogni anno, nonostante una retorica senza fine sull’accoglienza sostenuta anche da una Chiesa che sembra essersi dimenticata di tutte le altre cause che dovrebbe perseguire (l’aiuto missionario, ma anche la lotta all’ aborto o eutanasia), qualcosa ogni tanto sembra muoversi.

Il piano sarebbe appunto quella di negare l’accesso ai porti del nostro Paese alle navi cariche battenti bandiera non italiana. O quantomeno di imporre, finalmente, dei controlli. Perfino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella giornata di ieri, dopo la notizia di oltre 12.000 arrivi in poche ore, ha affermato che “se continueranno così, i flussi saranno ingestibili anche per un Paese aperto e solidale come il nostro”.

Il premier Gentiloni è grosso modo sulla stessa lunghezza d’onda: “I Paesi Ue la smettano di girare la faccia dall’altra parte, perché questo non è più sostenibile. Possiamo parlare delle soluzioni, delle preoccupazioni, ma voglio ricordare che c’è un Paese intero che si sta mobilitando per gestire questa emergenza, per governare i flussi, per contrastare i trafficanti”.

È chiaro che ci sono i soliti errori e le sciocchezze di fondo. Innanzitutto quando si cita ancora questa ridicola solidarietà europea, non solo inesistente ma concretamente impossibile per qualsiasi struttura voglia avere ancora un minimo controllo sul territorio, una prerogativa a cui lo Stato italiano sembra aver rinunciato con piacere da alcuni decenni.

Poi quando Gentiloni afferma che l’Italia “contrasta i trafficanti” dice una delle peggiori menzogne: il nostro Paese, ad oggi, è quello che più ha favorito il loro lavoro, insieme a quello delle ONG e alla tratta di esseri umani. Ci vuole davvero un bel coraggio a sostenere cose del genere. Beninteso che non ci meravigliamo di nulla, siamo in un contesto in cui la bugia è all’ordine del giorno, purché ricoperta dalla coltre del solito buonismo ipocrita.

Fa poi sorridere l’affermazione di Mattarella che tira fuori una presunta misura ormai colma, secondo la quale, per andare al succo, “così la situazione non è più gestibile”. La situazione non è gestibile da anni, altroché: facendo credere che sussista un limite massimo non si fa altro che continuare a sostenere la liceità del processo criminale a cui abbiamo assistito.

Mi permetto di essere dubbioso per un motivo molto semplice: in 20 anni, anche da prima dell’ emergenza migratoria iniziata nel 2011, questi discorsi si sono sempre fatti. È avvenuto durante le piccole invasioni (rispetto all’attuale) degli anni Novanta provenienti dai balcani, dall’Albania, dalla Somalia. Allora come oggi, la sinistra si batteva per accogliere e altre forze politiche per “difendere” quanto meno lo status, dei cittadini italiani. Allora come oggi, si parlava di fenomeno inarrestabile e di razzismo.

Poi c’era un freno, fisiologico, dovuto all’impossibilità di poter importare milioni di immigrati tutti insieme, nonostante l’ardente desiderio. Nel frattempo però, 5 milioni di stranieri diventavano cittadini italiani.

Non appena ricapitava l’occasione, il circuito riprendeva: cosa che abbiamo visto negli ultimi 5 anni. Qui l’insistenza si è fatta ancora più decisa, con lo ius soli in discussione e con la spinta ossessionata di tutte le forze politiche che lo sostengono. Ora, forse, siamo di fronte a un altro freno fisiologico.

Prima Bruxelles, dopo essere stato il più grande sponsor dell’immigrazione, fa marcia indietro all’inizio di quest’anno. Poi Marco Minniti appena insediatosi al ministero del nuovo governo Gentiloni.

Qualche parolina e vento di riforma. Senza seguito. Infine nuove emergenze, il G7 di Trump, nuove promesse e richieste di solidarietà. Storie già viste.

Ma, nella migliore delle ipotesi, quella che decreterà lo stop agli sbarchi, siate sereni: la macchina non si fermerà. Alla prossima occasione, riprenderà a correre, e state certi che non passeranno certamente 10 o 20 anni, ma molto di meno. Sempre che non riusciamo a fermarla e ad invertire una tendenza suicida che ci guida ormai da troppi anni.

(di Stelio Fergola)