“La sfida”: così “Repubblica” sulle adozioni gay promosse da tutti

Quante cose, in questo mondo, vengono immeritevolmente annoverate tra le “conquiste sociali” ? Parecchie. Tra di esse c’è una che spicca su tutte, ovvero l’insensata, insulsa ed infima battaglia per i presunti diritti degli omosessuali. In questo caso, la distorsione propagandistica della realtà delle cose – i cui complici assoldati sono i media – vuole far passare per diritto ciò che ha più i connotati di un capriccio, di una sfida al modello tradizionale di famiglia. Una sottospecie di “marameo, marameo: adesso anche noi possiamo sposarci, avere dei figli”. Il perché un omosessuale debba aspirare al matrimonio e soprattutto ad avere dei figli, però, non è dato saperlo.

Ma andiamo per ordine. Perché il legislatore conferisce solo alla famiglia tradizionale alcune tutele? Fondamentalmente perché lo Stato non è fesso. Tutela ciò che è essenziale per la Nazione. In questo caso tutela la famiglia in quanto essa garantisce, con la prole, la vita e la sopravvivenza stessa della Nazione. Non tutela l’unione omosessuale perché essa è fine a sé stessa e non genera alcun vantaggio per la società. Ecco perché l’istituto del matrimonio è previsto tra un uomo ed una donna e non tra due gay; ed ecco spiegato perché richiederlo per i gay sia un capriccio. Dura lex sed lex.

Con la legge – inutile – delle unioni civili, approvata lo scorso anno, si è già andati ben oltre le necessità pratiche. Sarebbe bastato modificare qualche norma di diritto privato e di successione per risolvere le problematiche che limitavano una coppia gay. Per non parlare del fatto che, il cosiddetto Decreto Cirinnà, è stato un fallimento completo: dopo quasi un anno non siamo arrivati nemmeno a 3000 unioni. Eppure oggi taluna politica incalza, Partito Democratico e Cirinnà in testa, per giungere nel medio termine alle adozioni e poi alla legalizzazione della pratica dell’utero in affitto.

Le cose sono due: o qui si sta lanciando una sfida, puramente materialista senza alcun sentimento, al modello tradizionale di famiglia, col puro gusto di sconvolgerlo per ripicca; oppure, se davvero fanno sul serio, vuol dire che coloro che rivendicano la maternità, pur dichiarandosi gay, dovrebbero mettere un attimo in discussione le loro certezze circa la propria sessualità.

Eppure si parla di conquista sociale; eppure i media si sono allineati in blocco nel sostenere questa insensatezza; eppure i sindaci si sono prestati – prima della legge – a sottoscrivere unioni giuridicamente non valide, come se fossero piccoli sovrani locali; eppure la magistratura si è più volte sostituita al legislatore, appellandosi alla “vacatio legis” incalzando la politica a legiferare in tal senso; eppure il Parlamento è stato tenuto impegnato per soddisfare il capriccio di meno di 3000 persone.

E ora si vuole ripetere la storia, rincarando la dose. Nel frattempo, però, le vere conquiste sociali ci vengono sottratte ed il Paese cade sempre più nel baratro. Chissà che questa presunta battaglia di civilità non sia l’ennesimo tranello per distrarre il popolo dalle tematiche chiave del nostro tempo, continuando così a perpetrare, indisturbati, la distruzione del Paese.

(di Carmine Savoia)