Londra: preparatevi, perché faremo la stessa fine

L’ ennesimo attentato inglese, che se pensiamo alla “Londra 1” e alla “Manchester” sta assumendo i contorni della cadenza settimanale, ci spinge ad essere ridondanti almeno quanto i sacerdoti delle società multirazziali, del rispetto del diverso (che in realtà è annullamento, ma anche qui la ripetitività domina), varie ed eventuali.

L’ ennesimo “non attentato” italiano ci fa invece comprendere come sia bastato seminare terrore in mezza Europa per produrlo d’istinto anche dalle nostre parti. La paura vince a tal punto da produrre quasi morti da sola: 1400 i feriti, e 8 sono pure gravi.

In Inghilterra, comunque, sul London Bridge, un pulmino ha ben pensato di proseguire nella florida tradizione nizziana dell’estate 2016 e berlinese del dicembre dello stesso anno, investendo vari pedoni. Poi ha pensato di innovarla, perché anche il terrorismo progredisce: i tre uomini all’interno del veicolo poi escono e cominciano ad accoltellare i passanti. Gli attentatori si spostano poi a Borough Market. Poi, finalmente, arriva la polizia. E i tre jihadisti vengono uccisi.

Sadiq Khan, il sindaco per cui gli attacchi terroristici sono un po’ come l’aperitivo domenicale, ovvero non vi si può rinunciare, sentenzia con le solite parole pregne di significato: “I terroristi hanno in odio la nostra democrazia. Giovedì dobbiamo andare a votare per difendere la civiltà, i diritti umani e la democrazia”.

Eggià perché l’8 giugno ci sono le elezioni inglesi, anche se il partito conservatore ha confermato di aver sospeso la campagna elettorale.

È utile riproporre questo strambo parallelismo Inghilterra – Italia, però. Perché da noi, ovvero il Paese dove la paura produce feriti e forse pure morti senza attentati, sappiamo bene cosa sta accadendo. Sappiamo bene cosa viene proposto da qualche anno. Sappiamo bene cosa rappresenterà il famigerato ius soli, ovvero l’elargizione della cittadinanza a qualsiasi essere umano nasca in Italia, e se viene da Marte, forse, tanto meglio.

La stessa brillantissima tecnica che ha prodotto “francesi e inglesi” terroristi (sì, per l’Inghilterra il discorso è diverso, ma il succo è esattamente lo stesso), ovvero cittadini appartenenti a culture completamente diverse “integrati”, ma sarebbe meglio dire “disintegranti”, le culture e gli Stati di accoglienza.

Dunque preparatevi: perché l’Italia farà la stessa fine. Terribile e ridicola allo stesso tempo. Terribile in quando orrenda, ridicola perché tranquillamente evitabile con le leggi già disponibili ma mai applicate per motivi che forse è pure futile ricordare per l’ennesima volta.

Già siamo stati ridondanti scrivendo un altro articolo in cui ricordiamo l’ovvio, risparmiateci la pena di specificare – di nuovo – anche questo. Rimane l’amarezza di vedere uno per uno gli slogan dei matti (perché solo così si possono definire) crollare miseramente, senza che tutte le volte che si fa notare abbiano alcun effetto: “basta identificare immigrazione con terrorismo”, “basta identificare islam con terrorismo”, “sono cittadini europei, cosa limitiamo?”.

Spiegargli che magari smettere di importare etnie e culture che possono produrre anche certe cosucce, e per di più farle parti della nostra società sarebbe non dico geniale, ma almeno vagamente intelligente, è completamente inutile.

Ma tanto mica è certo, i criminali esistono ovunque e non ci sono più le mezze stagioni. Produrne altri oltre a quelli che già abbiamo in casa nostra è senz’altro la cosa da fare.

Preparatevi. E portate sempre un bel coltello con voi: non sia mai che mentre andrete a mangiarvi un cornetto la mattina qualche neo cittadino “italiano” ius-solato non voglia farvi la festa.

(di Stelio Fergola)