Giovedì 6 giugno a Milano: il ruolo della Russia negli equilibri mondiali

All’ultimo, inconcludente e patetico, G7 di Taormina il convitato di pietra si chiamava Vladimir Putin. Il presidente russo avrebbe potuto infatti essere l’unica personalità in grado di reggere il confronto con lo strapotere mediatico e anche sostanziale di Donald Trump, al cui confronto gli altri cosiddetti  “grandi” sembravano topolini spaventati dal gattone affamato. Ma Putin è rimasto a Mosca, senza troppo dispiacere, e avrà osservato un poco divertito l’inesistenza assoluta di una politica comune (forse addirittura di una politica tout-court) dei rappresentanti di quel continente che per duemila anni è stato un faro di civiltà: l’Europa.

Un’Europa che oggi, invece di guardare alla Russia come ad un alleato strategico oltre che naturale, preferisce sanzionarla e allontanarla sempre di più da noi. La Russia di Putin ormai è veramente l’alternativa al globalismo selvaggio e alla distruzione identitaria in atto, partita da Oltre Oceano tanti anni fa. Un processo che viene messo in discussione oggi anche negli USA, che hanno eletto Trump nel novembre scorso. E sui rapporti con la Russia Trump rischia persino l’impeachment.

Bastano questi rapidi accenni per far capire che la Russia è tornata ad essere al centro della politica mondiale e l’artefice di questa situazione non può che avere il nome di Vladimir Putin. Ne parleremo insieme a Dario Rivolta e Davide Rossi, in un dibattito moderato dal giornalista Luca Steinmann martedì 6 giugno presso la Stampa Estera di Milano.

(di Gianluca Savoini)