Charlie Hebdo e la (sconcertante) doppia morale dei media

In una vignetta Marine Le Pen viene raffigurata come un’enorme WC dove inserire le schede elettorali, in un’altra invece è una “grande vacca” (così intitola la vignetta Charlie) munta dal padre. E poi via, pugni in faccia che escono da schede elettorali, vestita da prostituta, col volto tumefatto dopo essere stata massacrata e tanto altro. Per mesi il settimanale satirico, che passa dal deridere le vittime del terremoto di Amatrice fino al coro dell’Armata Rossa precipitato a Natale, con la scusa di una “satira alta e raffinata” che ancora in molti, definiti “analfabeti funzionali” dalla solita élite radical chic faticano a trovare, si è scatenato nel deridere e delegittimare la figura di Marine Le Pen, in un endorsment per niente velato nei confronti del candidato di “En Marche” Macron. Lo ha più volte confermato con vignette border line o assolutamente disgustose.

Ebbene nessun movimento femminista, che ormai urla al sessismo anche per una semplice stretta di mano, ne altri rappresentanti della società civile e dei media si è degnato di una sola denuncia o lamentela. Eppure se dovessimo parlare di dignità di genere (ma anche solo di semplice dignità), quella della candidata del FN all’Eliseo e di sua nipote Marion è stata più che vilipesa. Una derisione totale partita da più fronti, non solo da Charlie Hebdo. Opinionisti che hanno praticamente definito l’ormai dimessa dalla politica Marion “bella e poco intelligente”, i movimenti studenteschi che hanno raffigurato Marine come un ratto o che la hanno definita prostituta negli slogan. Tuttavia non è successo niente; come dicevamo zero indignazione, zero lamentele. Anzi Marine le Pen si è trovata contro a prescindere, in nome di un antisessismo in assenza di sessismo e di un antifascismo in assenza di fascismo, movimenti femministi da ogni angolo della terra. Il tutto culminato con la “dimostrazione” anti-Le Pen delle onnipresenti Femen davanti alla cattedrale di Arles.

È bastata, invece, una sola vignetta/copertina di Charlie Hebdo per scatenare l’uragano antisessista ormai palesemente a comando. Nella vignetta di giovedì 12 maggio si parla del “vero miracolo di Macron”, che sarebbe praticamente quello di riuscire a mettere incinta la moglie Brigitte (raffigurata gaudente e con il pancione ben in vista), più vecchia del Presidente di 24 anni e quindi in “sospetta menopausa”. Ebbene è bastata questa satira, che appare innocente se confrontata al pugno in faccia a Marine Le Pen, per parlare di sessismo. Liberation, quotidiano della “gauche caviar” francese parla di cattivo gusto, Figaro di “vignetta offensiva e sessista”, ma l’indignazione a orologeria attraversa le Alpi e arriva in Italia. “La vignetta sessista di Charlie Hebdo che offende Madame Macron” scrive il Corriere della Sera, “Charlie Hebdo e la vignetta sessista?” continua “Next Quotidiano” e via di sconcertante denuncia ormai a corrente alternata.

Corrente alternata mediatica e di genere, che abbiamo già potuto tastare in tutte le salse durante la campagna elettorale Usa, Dove Melania Trump è stata oggetto di qualsiasi bassezza e gossip di fronte alla totale incensazione e santificazione dell’intoccabile Michelle Obama e del suo onnipresente orto. Nulla di nuovo sotto al sole. Esiste una doppia morale mediatica e politica che scatta a seconda delle preferenze, ci sono donne che possono essere vilipese nell’intimo e altre dove scatta la sommossa antisessista alla minima vignetta. Basterebbe solo dirlo, palesarlo senza l’ipocrisia latente che ormai riempie di perbenismo a corrente alternata media e social. Insomma, per chi non l’avesse capito, esistono Donne e donne. Donne e no. Tutto qua.

(di Luigi Ciancio)