Bisogna sviluppare l’idea che coniuga un sano nazionalismo, correttamente inteso, con l’internazionalismo proletario. L’internazionalismo proletario deve poggiare su questo nazionalismo nei singoli paesi […]. Tra il nazionalismo correttamente inteso e l’internazionalismo proletario non c’è e non può esserci contraddizione. Il cosmopolitismo senza patria, che nega il sentimento nazionale e l’idea di patria, non ha nulla da spartire con l’internazionalismo proletario.
(dal diario di Georgi Dimitrov del 12 maggio 1941).
Come spiega Domenico Losurdo in Stalin. Storia e critica di una leggenda nera (Carocci Editore), “la strategia politica che avrebbe presieduto alla Grande guerra patriottica è ben delineata. Già alcuni mesi prima Stalin aveva sottolineato che, all’espansionismo dispiegato dal Terzo Reich, “all’insegna dell’asservimento, della sottomissione degli altri popoli”, questi rispondevano con giuste guerre di resistenza e liberazione nazionale. D’altro canto, a coloro che scolasticamente contrapponevano patriottismo e internazionalismo, l’Internazionale comunista aveva provveduto a rispondere una volta già prima dell’aggressione hitleriana.
Ben lungi dall’essere una reazione improvvisata e disperata alla situazione venutasi a creare con lo scatenamento dell’operazione Barbarossa, la strategia della Grande guerra patriottica esprimeva un orientamento teorico maturato da tempo di carattere generale: l’internazionalismo e la causa internazionale dell’emancipazione dei popoli avanzavano concretamente sull’onda delle guerre di liberazione nazionale”.
(di Domenico Losurdo)