Per vincere, i sovranisti devono rivolgersi (anche) ai moderati

Alle elezioni si corre per vincere e questo lo sa bene Marine Le Pen che, al contrario della vecchia destra sovranista del padre e di quella italiana, ha impostato la sua campagna elettorale nel modo in cui un qualunque leader farebbe: cercando di convincere l’elettorato.

In quest’ottica, la leader del Front National ha pensato bene di fare un passo indietro sul tema più scottante e divisivo per i francesi: l’uscita dall’Euro. Approfittando dall’accordo elettorale con Dupont in vista del ballottaggio, ha dichiarato che «Il nostro impegno è per un patriottismo pragmatico che privilegi le decisioni di buon senso.La transizione dalla moneta unica alla moneta comune europea non è quindi pregiudiziale alle decisioni di politica economica. Il calendario politico sarà adattato alle priorità e alle sfide immediate che il Governo francese dovrà affrontare. Tutto sarà comunque fatto per organizzare serenamente la transizione monetaria e la messa in opera concertata da parte di ogni Paese del diritto a gestire la propria valuta e la propria banca centrale».

Una dichiarazione che rimanda chiaramente ad una posizione più morbida rispetto ai toni assolutistici iniziali, che non hanno affatto pagato. Il risulato della prima tornata elettorale infatti, come fu quello delle amministrative, parla chiaro: la le Pen non sfonda, non convince. Le stesse percentuali sarebbero da considerare probabilmente un successo per un partito tradizionale, ma Marine sa bene che l’ondata di protesta attuale potrebbe essere momentanea e proprio per questo è necessario cavalcarla ora o -forse-mai più.

Certo, il problema migratorio è sentito in Francia, così come quello collegato alla sicurezza e agli attentati terroristici, ma se questi temi possono convincere, non sono abbastanza forti da far superare ai francesi la paura del disastro economico. La paura, è la chiave di questa tornata elettorale. E’ sulla paura, che gioca il fronte repubblicano capeggiato da Emmanuel Macron, sulla prospettatone di un’apocalisse finanziaria in caso di vittoria degli euroscettici. E se la Francia periferica, tradizionalista, non si fa intimorire dai proclami, quella delle città al contrario, pur se non convinta totalmente da Macron, preferisce affidarsi a lui in nome del rifiuto del cambiamento.

Marine Le Pen ha compreso bene la questione che da anni è centrale anche nel dibattito italiano e che Berlusconi prima e Renzi poi hanno ben compreso, costruendoci sopra le proprie campagne: le elezioni si vincono al centro. Ed è a quel centro, fatto di risparmiatori, di una classe media certo impoverita ma non ancora distrutta, che Marine Le Pen si rivolge quando mitiga le sue posizioni in tema di moneta unica. Una scelta sicuramente intelligente, anche se forse troppo tardiva.

L’Europa non è l’America delle periferie depresse e delle cittadine isolate nel deserto e nelle praterie, che hanno scelto Trump. In Europa si legge ancora, si risparmia ancora, esiste una se pur minima educazione finanziaria: tutti fattori che giocano a favore della propaganda mediatica del fronte europeista e a svantaggio di chi parla alla pancia del popolo. Come può, quindi, un movimento sovranista sfondare in Paesi come la Francia e l’Italia?

Scegliendo una comunicazione meno violenta e più rassicurante, non spaventando la classe media e moderando le proprie posizioni su quello che è – ormai è chiaro – il tallone d’Achille dei sovranisti: l’uscita dall’euro. Questo lo si fa proponendo inizialmente una revisione delle regole europee, dei trattati e soprattutto chiedendo una democratizzazione delle istituzioni europee. Il buon senso infatti fa comprendere all’elettore che in un mondo che parla russo, cinese, americano, gli stati nazionali non sono competitivi e si vede chiara la necessità di uno stato unico europeo. Allo stesso modo,è sotto gli occhi dello stesso elettore come le follie burocratiche di Bruxelles abbiano portato una depressione economica lampante. E’ da questi due assunti, che occorre partire per portare i movimenti sovranisti alla vittoria.

In tutto ciò, dopo il risultato delle elezioni francesi, Salvini ha ammorbidito le sue posizioni nei confronti di Berlusconi, essendosi a quanto pare accorto dell’impossibilità attuale di arrivare a governare senza un centro-destra che attiri l’elettorato moderato e consenta quindi di governare il Paese. I sondaggi infatti, danno in vantaggio il centro-destra unito, mentre condannano all’oblio i singoli partiti divisi. Il problema, a mio avviso, non è tanto dato dalla presenza del M5s, che tira via voti in egual misura sia a destra che a sinistra, quanto dal fatto appunto, che le posizioni forti e urlate non convinceranno mai l’elettore moderato, che è ed è sempre stato la cosiddetta maggioranza silenziosa che ha determinato i risultati elettorali degli ultimi 70 anni.

(di Benedetta Frucci)