Sostituzione etnica in corso: in Calabria villaggio ripopolato da migranti

In Calabria, precisamente nel paesino di Sant’Alessio d’Aspromonte, che conta poco più di quattrocento persone, il progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, finanziato dallo Stato italiano tramite il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, previsto in ogni Legge di stabilità) ha assunto connotati del tutto particolari.

L’obbiettivo del sopracitato progetto è quello di “ripopolare” il paese, svuotato dall’emigrazione, con un amplio numero di richiedenti asilo e rifugiati. Secondo quanto riportato da alcune testate giornalistiche per ora i migranti accolti nel paese attraverso questo sistema sono ormai quaranta, con buona pace della quota di tre immigrati ogni mille abitanti fissata dal Governo.

Sebbene in vari editoriali si senta parlare di questa iniziativa come il ‘non plus ultra’ delle modalità d’accoglienza questo programma presenta delle enormi criticità. Per quale motivo lo Stato italiano è in grado di spendere denaro per ripopolare paesi colpiti dagli effetti della globalizzazione, sostenuta dalle nostre politiche, ma non è in grado di trovare dei luoghi di soggiorno per i senzatetto italiani?

Per quale sconcertante motivo un giovane italiano, che ha il 59,9% delle possibilità di essere disoccupato, non può godere di un programma pubblico di inserimento del mondo del lavoro, mentre a un suo pari età richiedente asilo ciò è garantito?

Perché i 35 euro al giorno garantiti per ogni migrante non possono essere spesi per sostenere le famiglie locali, in modo da poterle lasciar vivere serenamente nel loro territorio?

Prima di vantare il progetto SPRAR sarebbe quindi bene che ognuno rispondesse a queste domande.

(di Pietro Ciapponi)