L’ambasciatore russo all’ONU è stato avvelenato?

La piattaforma russa Pravdareport ha diffuso domenica la notizia dell’identificazione di una sostanza velenosa nei reni del defunto ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vitali Churkin in seguito all’autopsia.

Ufficialmente, l’ambasciatore Churkin è deceduto in seguito a un attacco di cuore; tuttavia, i media locali russi con cui Hispan TV ha canali di comunicazione precisano che, in seguito all’autopsia, si apre la possibilità di un avvelenamento del diplomatico in terra statunitense.

Diversi media statunitensi assicurano che i risultati dell’autopsia mostrano la presenza di una sostanza velenosa nei reni dell’ambasciatore: tale veleno sarebbe entrato nel suo organismo attraverso degli alimenti. Si sa che Vitali Churkin cenò intorno alla mezzanotte.

Il caporedattore dell’emittente radiofonica “Eco di Mosca”, Alexei Venediktov, ha rimarcato che Churkin aveva l’immunità diplomatica, il che significa che la sua autopsia rappresenta una forma di contravvenzione alle norme della democrazia. Gli improvvisi decessi di ambasciatori e diplomatici russi di alto grado nell’arco di pochi mesi hanno dato adito a una serie di teorie a proposito della loro morte.

Vitali Churkin, nato a Mosca, capitale russa, nel 1953, ha ricoperto svariati incarichi di grande prestigio, fra cui Direttore di Dipartimento al Ministero degli Affari Esteri dell’Unione Sovietica e della Federazione Russa. Fu inoltre ambasciatore russo in Belgio (1994-1998) e in Canada (1998-2003). Durante il suo mandato come ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vitali Churkin ha sempre difeso la posizione del suo paese davanti al Consiglio di Sicurezza.

(da TeleSUR – Traduzione di Maria Teresa Marino)