Caso “Politecnico di Bari”: ennesima discriminazione anti-italiana

L’articolo 34 della Costituzione italiana recita palesemente; “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.”

Il Politecnico di Bari, dunque, con la decisione di esentare dalle tasse gli studenti extracomunitari, la calpesta clamorosamente.  Non si capisce infatti perché, un soggetto, solo in qualità di “provenire da un altro Paese” debba automaticamente dirsi meritevole  di accesso gratuito alle facoltà universitarie, i cui costi di immatricolazione talvolta sono insostenibili per una normale famiglia italiana di medio reddito. Solamente 50 anni fa, quindi un tempo non molto distante dal nostro, questo genere di distinzioni – basate puramente sul nulla cosmico – sarebbero state considerate dalla sinistra un profondissimo segno di discriminazione e avrebbero portato a proteste di massa.

Oggi tutto passa in sordina, d’altronde, il mantra è uno solo, categorico ed inderogabile; accoglienza, integrazione e autentico snobismo per le condizioni degli autoctoni, i quali sarebbero, al contrario, tacciati come razzisti qualora decidessero di attuare, per un loro tornaconto, un’iniziativa analoga a quella del Politecnico in questione o, semplicemente, di boicottarla o contrastarla.

E ne avrebbero ben donde, in fin dei conti; è noto a tutti che il sistema scolastico ed accademico è mantenuto in piedi dai contributi e dai sacrifici degli studenti italiani e delle famiglie degli stessi. Applicare, quindi, sgravi ed esenzioni fiscali nei confronti di cittadini extra UE permetterà a questi ultimi di dare esami e di laurearsi a spese altrui e a discapito, specialmente, di quello studente meritevole ma impossibilitato a intraprendere studi accademici a causa di redditi bassi.

Siamo, pare, di fronte ad un vero e proprio esercito “intellettuale” di riserva il cui fine è deteriorare il diritto concernente lo studio e l’accesso ad esso per gli studenti autoctoni; niente di diverso da quanto si sta facendo nei confronti della classe operaia, costretta ad accettare riduzioni drastiche di salari per far fronte alla concorrenza della forza migrante d’importazione che, in quanto situata sull’ultimo gradino della cosiddetta “piramide sociale”, necessita di una retribuzione minore di qualunque altra e, di conseguenza, accetta condizioni di lavoro al limite del nuovo schiavismo. Una forma di disumanizzazione politicamente corretta, razzista nonostante la retorica arcobalenata. Ulteriore conferma di quanto prendere le distanze dalla sinistra occidentale sia un valore imprescindibile.

(di Davide Pellegrino)