Licenziamenti facili in crescita nel 2016

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’INPS e riportati dall’ANSA a gennaio 2017 “i licenziamenti complessivi nei primi 11 mesi del 2016 sono stati 561.862, in crescita del 4% rispetto ai 539.933 dello stesso periodo del 2015”.

A pesare su questo risultato, stando sempre ai dati INPS, ha notevolmente contribuito anche il drastico aumento dei licenziamenti disciplinari “passati da 53.056 a 67.374 (+27%)”. A parere di chi scrive e di altre ben più autorevoli voci, il dato di cui sopra è la logica conseguenza delle rilevanti modifiche apportate alla disciplina dei licenziamenti disciplinari dal Decreto legislativo n. 23/2015 meglio conosciuto al grande pubblico con il nome di “Jobs Act”.

Il provvedimento normativo in questione ha, infatti, significativamente diminuito le garanzie dei lavoratori di fronte all’ipotesi di licenziamenti per giusta causa e giustificato motivo soggettivo, ritenuti dal giudice illegittimi.

Se prima del Decreto legislativo n. 23/2015 il lavoratore ingiustamente licenziato poteva quasi sempre avvalersi della possibilità di reintegro nel posto di lavoro, oggigiorno questa possibilità è stata notevolmente ridotta a casi del tutto marginali, allorché sia direttamente dimostrata in giudizio l’insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore (escludendo così ogni possibilità di controllo giudiziale circa l’eventuale sproporzione del licenziamento).

La forte garanzia del reintegro è stata sostituita con la condanna al pagamento da parte del datore di lavoro di una mera indennità a favore del dipendente. Una misura riparatoria insufficiente a favore di quest’ultimo in quanto, tradizionalmente, l’indennità non corrisponde assolutamente in termini monetari ad un risarcimento pieno del diritto leso.

Al tempo stesso, però, è una misura afflittiva nei confronti del datore di lavoro tutto sommato sopportabile e che consente di non pagare mai effettivamente per il comportamento scorretto, autorizzando così “implicitamente” anche conti economici sulla convenienza di licenziamenti a tutto discapito dei lavoratori.

Conti che, stando alle notizie sopra riportate, molte imprese hanno già iniziato a fare grazie all’aiuto di un governo di “sinistra” che, almeno in teoria, dovrebbe tutelare i lavoratori anziché bastonarli.

(di Manuele Serventi Merlo)