Marine Le Pen può davvero vincere?

Che i sondaggi non siano più attendibili, né degni di fiducia, dopo la loro débâcle con la Brexit e con Trump, era già un dato evidente. Che in sostanza vengano calibrati sulla base degli interessi mediatici e per influenzare le scelte di voto, le persone lo hanno in gran parte capito ed Internet sta contribuendo a farli scoppiare. La democrazia, del resto, è l’unica arma rimasti ai popoli, ed il voto, dunque, è l’unica occasione in cui ci si può difendere davvero, in cui anche la falsificazione continuamente operata dai sondaggi può venire sconfitta. E le elezioni presidenziali francesi potrebbero diventare il nuovo teatro di questa battaglia.

In Francia, Emmanuel Macron è il candidato della “New Economy”, delle aziende smart e dell’alta finanza. I voti che finiranno nelle sacche di Hamon, candidato socialista, e Melénchon, candidato comunista, al primo turno vogliono un welfare sociale, un reddito universale ed un’idea di Europa diversa. Macron è per la continuità: diventa complicato prevedere che tutti quei voti convergano su di lui al secondo turno. Non c’è “patto repubblicano” che tenga in questa fase storica. Troppe le divisioni, troppo distanti le due visioni del mondo.

Molti, intanto, danno per spacciato Fillon: bisognerebbe fare più attenzione. Il “Penelopegate” pesa, certo. Pesa di più, però, la visione tradizionalista di Fillon che in questa fase di totale confusione, potrebbe far sentire ai francesi sia la tranquillità della conservazione di un assetto politico altrimenti sconvolto sia una linea programmatica di cambiamento. Leggero, ma sembra cambiamento.

E allora come fa la Le Pen a vincere? Per la sottovalutazione e per le divisioni laceranti che ammorbano gli avversari. Il ceto medio è in rivolta elettorale in tutto l’Occidente, come dice da molto tempo Alain de Benoist. Prevederne i comportamenti è divenuto ormai impossibile. Quando il FN si impose a Brignoles, tutti dettero per scontato che il “patto repubblicano” mettesse il FN fuori dai giochi. Se il ceto medio, gli operai, i diseredati della democrazia, si uniscono per invertire il corso della storia, esattamente com’è successo negli States, c’è poco da fare.

Sarà curioso capire, ad esempio, se anche in questo caso le periferie voteranno in un modo e le città immerse nella globalizzazione e nei suoi processi in un altro (cfr. Brexit, Trump, Austria). Se si innesta, insomma, la dialettica alto/basso, popolo/élite, urbanesimo finanziario/periferie diseredate, non si può escludere l’ennesimo risultato a sorpresa, con buona pace dei sondaggisti che continuano ad agitare l’“impossibilità” di una vittoria del FN. Marine Le Pen, invece, può vincere, e può (e deve) sperare nella maggioranza silenziosa. Chi dice il contrario non ha capito che appuntamento ci sta dando la storia.

(di Francesco Boezi)