Non solo Trump: l’Europa dovrà vedersela con Putin

Nell’era di Donald Trump, è il caso di chiedersi quale sarà il ruolo dell’Europa nello scacchiere geopolitico e i suoi rapporti con i leader delle due più grandi potenze mondiali. Negli ultimi tempi il tycoon americano è stato sotto i riflettori per alcune sue dichiarazioni di rottura e di cambiamento, ma anche per le note polemiche sulla sua politica migratoria, per il momento fermata dall’intervento della Corte Suprema.

Chi passa in secondo piano, per ora, è proprio colui con cui l’Europa dovrà fare i conti nei prossimi anni, più del presidente degli Stati Uniti: Vladimir Putin.

Accuse di presunta ingerenza nelle elezioni americane a parte, il presidente russo, sempre più amato dal suo popolo, da quando è al comando ha imparato a usare gli errori delle nostre democrazie a proprio vantaggio.

Il suo impegno più grande è sempre stato fin dall’inizio quello di riportare il Paese ad essere trattato come una grande potenza continentale che, come tutte le potenze continentali della storia, ha sempre privilegiato l’espansione territoriale rispetto a quella commerciale. Storia e cultura la spingono in quella direzione.

Riannettendo la Crimea, Putin ha rispettato la tradizione. Ha fatto ciò che un tempo fecero gli zar. Sicuramente ha anche reagito ad errori di valutazione e ad arroganze occidentali di vario tipo, non riuscendo a nascondere il fatto che la dirigenza russa agisca seguendo, da secoli, lo stesso copione, e garantendosi in questo modo il consenso interno.

Ma gli stereotipi e i pregiudizi che la sua politica continua a suscitare oggi non danno merito ai motivi del suo successo, derivato dalla capacità di ripassare un’identità nella quale tanti cittadini russi si riconoscono volentieri. Contrariamente alle accuse di autoritarismo, bisognerebbe ricordare che, comunque la si veda, la Russia con Putin ha conquistato il massimo della propria storia democratica.

L’Europa invece è, come al solito, divisa e intimorita. La sua “integrazione”, così come la conosciamo oggi, è a rischio di sfaldamento a causa della potente crescita al suo interno di forze antieuropeiste. Non essendo in grado di far fronte alla sicurezza interna, e avendola delegata per settant’anni agli Stati Uniti, subisce gravi attacchi del terrorismo islamico.

Quando arriverà il momento, Putin sarà pronto a offrire all’Europa non solo convenienti accordi commerciali, ma anche sostegni reali contro il terrorismo: tenuto conto anche del ruolo che la Russia si è conquistata in Medio Oriente, non sarebbe troppo male.

Non c’è da mettere in secondo piano il fatto che Bruxelles abbia già al suo interno diversi sostenitori delle politiche russe, dai tradizionali anti-americanismi delle sinistre vecchie e nuove, al più vigoroso “sovranismo” degli antieuropeisti, sempre più in crescita negli ultimi mesi.

Si aggiunga che il movimento “pro-russi” è sostenuto da un’ampia coalizione di interessi economici e commerciali che ha subito le sanzioni per la Crimea e vuole fare affari con la Russia liberamente.

Prima o poi qualche forma di convivenza con la Russia dovrà essere cercata. È vitale che gli europei si rendano pienamente conto del cambiamento geopolitico innescato dal declino americano e accelerato dalla Brexit e, più importante, dall’elezione di Trump.

I Paesi europei non potranno farsi trovare impreparati, per giocare un ruolo chiave quando Trump e Putin cercheranno di accordarsi.

(di Andrea Saponaro)