L’Italia incassa più di quanto spende, ma il debito sale

Secondo il ministro dell’economia Piercarlo Padoan l’Italia non può pensare di non continuare ad operare per “ridurre il proprio debito pubblico”.  Per fare questo ci si prepara all’ennesimo aumento delle accise.

In ogni caso, il corto circuito nato dagli accordi di Maastrich del 1992 non accenna a stemperarsi. Sono ormai 15 anni che il nostro Paese è in avanzo primario, ovvero continua ad incassare più di ciò che spende.

Considerando l’enorme crisi economica, ormai da anni in corso, alla quale ha condotto la politica di austerità europeista, sorge spontanea una domanda: cosa si potrebbe mai fare di più?

Nessuno che si ponga, poi, il seguente problema: ma se 15 anni di surplus del bilancio dello Stato non sono sufficienti a invertire un trend che, ormai lo sanno anche i sassi, è frutto di interessi e di tassi completamente insostenibili, con l’unico risultato di aver portato solo il Paese ad avere quasi 5 milioni di persone sotto la soglia di povertà in appena vent’ anni di scellerata politica fiscale, a quale punto si dovrà mai arrivare?

Fame e povertà sono le prime risposte disponibili, visto che il dato è ormai certo, storico e verificato: il sistema economico nato dalla vecchia CEE è geneticamente un ostacolo al ripianamento del debito pubblico di qualsiasi Stato.

Nel frattempo a Bruxelles continuano a fare orecchie da mercante, e forse è bene così: i sistemi fallimentari crollano più facilmente quando non si ha nessuna voglia di sistemare i limiti strutturali e genetici che li attanagliano.

(di Stelio Fergola)