Vietato criticare l’Euro, oggi più che mai

Venerdì 27 gennaio Nicola Porro ha pubblicato sulle colonne de Il Giornale un articolo esplicativo in merito all’ultimo rapporto di Mediobanca sulla situazione della moneta unica. Nel rapporto si sostiene  una cosa limpida: l’Euro potrebbe essere con l’acqua alla gola.

Al punto da spingere l’istituto di credito italiano a valutare tutti i possibili scenari che ci potrebbero slegare dalla moneta unica, oltre all’ipotesi contraria: l’altro sunto dell’analisi è che, senza troppi giri di parole, più rimaniamo nell’eurozona e più perdiamo in termini di debito pubblico.

La ragione sta in ciò che sostengono gran parte degli economisti contrari all’Euro ormai da tempo immemore; la perdita di sovranità monetaria ha favorito il cattivissimo e distruttivo debito pubblico italiano, che continua a crescere nonostante il nostro Paese abbia il miglior avanzo primario in Europa da circa 15 anni, che in parole povere vuol dire: lo Stato incassa più di quello che spende, ma il deficit cresce sostanzialmente a causa dei tassi di interesse.

Ora, che Mediobanca sia arrivata ad una brillante conclusione come questa soltanto oggi fa sinceramente sorridere, dal momento che economisti premiati anche con il Nobel (per quanto possa valere questo premio oggi alla luce di alcuni argutissimi vincitori della pace mondiale, sui quali infierire è ormai come sparare sulla Croce Rossa) sostengono la stessa cosa da anni. Guardando in casa nostra, Alberto Bagnai è autore di una vera lotta con i mulini a vento in tal senso.

Comunque, non fanno altrettanto i media italiani “di cartello” (Il Giornale escluso, ovviamente) che ignorano la notizia. Nella migliore delle ipotesi l’avranno pubblicata nascosta e timida in qualche pagina web introvabile, dal momento che cercando su google non si leggono né le parole Corriere, Repubblica, La Stampa o il Messaggero, ma Trend Online e Wall Street Italia.

Chissà, magari per le letture di massa assisteremo ad evoluzioni simili a quelle riguardanti la guerra siriana sui “ribelli moderati” o sulla crisi ucraina contro il malvagio Yanukovich: solo ed esclusivamente se non ci sarà più nulla da fare, con la verità troppo evidente per poter essere occultata, e solo nella migliore delle ipotesi, la notizia verrà finalmente commentata, proposta o diffusa con il solito ritardo di una settimana – dieci giorni.

L’ articolo di Porro, “strano a dirsi”, produce un mare di critiche: non solo in commenti piuttosto generalisti  (“uscire dall’euro conviene ai banchieri” “è roba per i poteri forti” ) ma anche in parole che superano il banale confine dell’insulto. Noise for Amerika risponde all’articolo mettendo in dubbio l’esistenza del rapporto che, del resto, fino ad ora non è stato pubblicato ed è stato ritenuto riservato dallo stesso istituto.

La risposta del vicedirettore de Il Giornale arriva direttamente sui social network, dove il giornalista pubblica, integrandola con un commento, la foto del documento.

Chi avrà ragione? Mah. Di sicuro i media stranieri paventano da mesi l’ipotesi di un’ ItalExit, mentre nello stivale il terreno sotto i piedi degli europeisti scricchiola un bel po’, se costoro sono in quella classica fase di timidezza acuta che “commenta” con il silenzio o con la “non divulgazione” di un’analisi del genere.

Che poi tutti, Porro compreso, abbiano scoperto all’improvviso che il debito è in gran parte causato dal sistema economico messo in piedi a Bruxelles è qualcosa che fa riflettere, considerando che i media sono abituati ad ignorare da decenni  una certa politica finanziaria che, dal  divorzio tra Banca d’Italia e governo, preparò il Paese al Trattato di Maastricht già nel 1981, con undici anni di anticipo, con risultati disastrosi ben più decisivi della vulgata che attribuisce a Bettino Craxi ogni tipo di male causato alle nostre tasche. Il signore nella foto qui sotto, che non nominiamo per “rispetto”, avrebbe responsabilità ben maggiori su queste vicende, ma ne parlano ancora in pochi.


Il dogma dell’ Euro sembra in una fase di crisi acuta, e un crollo comincia ad essere addirittura ipotizzabile: la sensazione che  in molti si preparino ad abbandonare una barca che affonda è forte. L’ elezione di Trump ha smosso molte più acque di come avremmo mai potuto immaginare, in tempi tra l’altro molto brevi.

Tutto ciò la dice lunga sulle possibilità più terribili che possiamo immaginare sul futuro del presidente americano: speriamo che rimangano soltanto incubi irrealistici.

(di Stelio Fergola)