Trump taglia i fondi agli abortisti: l’imbarazzante silenzio del Vaticano

L’incoerenza della Chiesa cattolica governata da Papa Francesco sembra non avere più limiti. Non sembrerebbe stupire tutto ciò, alla luce delle posizioni francamente fuori dalla logica che il Vaticano stesso ha preso negli ultimi tempi su temi diversi quali immigrazione e povertà, intrise di belle parole ma sostanzialmente complici dell’impoverimento globale.

Per non parlare anche della violazione di qualsiasi principio di cristiana misericordia che ha spinto mesi fa il Pontefice stesso a spararla grossissima contro l’allora futuro presidente degli Stati Uniti Donald Trump, definito da Bergoglio “non cristiano” molti mesi prima della sua elezione.

Per non sconfessare troppo la propria posizione quasi completamente alla mercé di laici antiteisti, LGBT e liberal di ogni genere, assecondati con riverenze servili da almeno due anni, la Chiesa ha ben pensato di avere un atteggiamento timido anche verso l’ultima mossa di Trump: tagliare i fondi alle ONG abortiste, riattivando un provvedimento già preso dall’amministrazione Reagan negli anni Ottanta.

L’imbarazzo dura in realtà da mesi: a novembre i vescovi americani si dovettero forzare quasi ad approvare la misura che Trump stava annunciando da prima dell’election day, commisurando la dichiarazione con il solito stucchevole “i migranti non si toccano”.

Qualche accenno, bontà loro, è venuto dalla Conferenza episcopale statunitense, per bocca del cardinale di New York Timothy Dolan che si è congratulato per il provvedimento. Aspettiamo con ansia maggiori nuove dal dispensatore di esclusione cristiana, alias Jorge Bergoglio: di primo impatto, poco conta che le stesse ONG che menzionano l’aborto o politiche abortive tra i loro programmi vadano in una direzione contro cui la Chiesa stessa lotterebbe – in teoria – da sempre.

È presumibile che qualcosa nei prossimi giorni avverrà. In ogni caso, il silenzio che viene da Roma dimostra fin troppo bene quanta buona fede si sia insediata nelle sale vaticane dietro parole dolci (ma inconsistenti e vuote) dopo le dimissioni di Joseph Ratzinger.

(di Stelio Fergola)